giovedì 18 settembre 2008

GHANDI

Signora Presidente e amici, non credo di dovermi scusare con voi per il fatto che sono costretto a parlare in una lingua straniera. Chissà se questi altoparlanti porteranno la mia voce fino ai confini di questo immenso pubblico. Quelli di voi che sono lontani possono alzare la mano, se sentono quello che dico? Sentite? Bene. Bene, se la mia voce non vi giunge, non è colpa mia, ma colpa degli altoparlanti.Quello che volevo dirvi è che non devo scusarmi. Non oso, visti tutti i delegati che si sono riuniti qua da tutta l’Asia, e gli osservatori – ho imparato questa parola pronunciata da un amico americano che disse: “Non sono un delegato, sono un osservatore”. Di primo impatto con lui, vi assicuro, pensavo venisse dalla Persia, ma ecco davanti a me un americano e gli dico: “Sono terrorizzato da te, e vorrei che mi lasciassi stare”. Potete immaginare un americano che mi lasci stare? Non lui e, quindi, ho dovuto parlargli.Quello che volevo dirvi è che il mio idioma per me madrelingua, non lo potete capire, e non voglio insultarvi insistendo su di esso. Il linguaggio nazionale, Hindustani, ci metterà tanto tempo prima di rivaleggiare con un linguaggio internazionale.Se ci deve essere rivalità, c’è rivalità tra francese e inglese. Per il commercio internazionale, indubbiamente l’inglese occupa il primo posto. Per discorsi e corrispondenza diplomatici, sentivo dire quando studiavo da ragazzo che il francese era la lingua della diplomazia e se volevi andare da una parte all’altra dell’Europa dovevi provare ad imparare un po’ di francese, e quindi ho provato ad imparare qualche parola di francese per riuscire a farmi capire. Comunque, se ci deve essere rivalità, la rivalità potrebbe nascere tra francese e inglese. Quindi, avendo imparato l’inglese, è naturale che faccia ricorso a questa parlata internazionale per rivolgermi a voi.Mi chiedevo di cosa dovessi parlarvi. Volevo raccogliere i miei pensieri, ma lasciate che sia onesto con voi, non ne ho avuto il tempo.Però ieri ho comunque promesso che avrei provato a dirvi qualche parola.Mentre venivo con Badshah Khan, ho chiesto un piccolo pezzo di carta ed una matita. Ho ricevuto una penna invece di una matita. Ho provato a scarabocchiare qualche parola. Vi spiacerà sentirmi dire che quel pezzo di carta non è qui con me. Ma questo non importa, ricordo cosa volevo enunciare, e mi sono detto: “I miei amici non hanno visto la vera India, e non ci stiamo incontrando in una conferenza nel cuore della vera India”.Delhi, Bombay, Madras, Calcutta, Lahore – queste sono tutte grandi città e quindi, hanno subito l’influenza dell’Occidente, sono state fatte, magari eccetto Delhi ma non New Delhi, sono state fatte dagli inglesi. Poi ho pensato ad un breve saggio – credo che dovrei chiamarlo così – che era in francese. Era stato tradotto per me da un amico anglo-francese, e lui era un filosofo, era anche un uomo altruista e diceva che mi aveva dato la sua amicizia senza che io lo conoscessi, perché lui parteggiava per le minoranze ed io rappresentavo, assieme ai miei connazionali, una minoranza senza speranze, e non solo senza speranze ma una minoranza disprezzata.Se gli europei del Sudafrica mi perdonano per quello che dico, eravamo tutti “coolies” [lavoratore non qualificato a basso costo]. Io ero un insignificante avvocato “coolie”. A quei tempi non avevamo dottori “coolie”, non avevamo avvocati “coolie”. Ero il primo nel campo. Ma sempre un “coolie”. Magari sapete cosa si intende con la parola “coolie” ma questo mio amico, si chiamava Krof – sua madre era francese, suo padre inglese – disse: “Voglio tradurre per te una storia francese”.Mi perdonerete, chi di voi sa la storia, se nel ricordarla faccio degli errori qua e là, ma non ci sarà nessun errore nell’avvenimento principale.C’erano tre scienziati e – ovviamente è una storia inventata – tre scienziati uscirono dalla Francia, uscirono dall’Europa alla ricerca della “Verità”. Questa era la prima lezione che mi aveva insegnato quella storia, che se bisogna cercare la verità, non la si trova su suolo europeo. Quindi, indubbiamente neanche in America.Questi tre grandi scienziati andarono in parti diverse dell’Asia. Uno trovò la strada per l’India e diede inizio alla sua ricerca. Raggiunse le cosiddette città di quei tempi. Naturalmente, ciò avvenne prima dell’occupazione inglese, prima anche del periodo Mughal, così è come ha illustrato la storia l’autore francese, ma visitò comunque le città, vide la gente delle cosiddette caste alte, uomini e donne, fino a che non si addentrò in un’umile casa, in un umile villaggio, e quella casa era una casa Bhangi, e trovò la verità che stava cercando, in quella casa Bhangi, nella famiglia Bhangi, uomo, donna, forse 2 o 3 bambini (lo dico come me lo ricordo) e poi lui descrive come la trovò. Tralascio tutto questo.Voglio collegare questa storia a quello che voglio dire a voi, che se volete vedere il meglio dell’India, dovete trovarlo in una casa Bhangi, in un’umile casa Bhangi, o villaggi simili, 700.000 come ci insegnano gli storici inglesi. Un paio di città qua e là, non ospitano neanche qualche crore [unità di misura indiana che equivale a 10 milioni] di persone. Ma i 700.000 villaggi ospitano quasi 40 crore di persone. Ho detto quasi perché potremmo togliere una o due crore che stanno in città, comunque sarebbero 38 crore.E poi mi sono detto, se questi amici sono qui senza trovare la vera India, per cosa saranno venuti? Ho poi pensato che vi pregherò di immaginare quest’India, non dal punto di vista di questo immenso pubblico ma per come potrebbe essere. Vorrei che leggeste una storia come questa storia dei francesi o altre ancora. Magari, qualcuno di voi vada a vedere qualche villaggio dell’India e allora troverà la vera India.Oggi farò anche questa ammissione: non ne sarete affascinati alla vista. Dovrete raschiare sotto i mucchi di letame che sono oggi i nostri villaggi. Non voglio dire che siano mai stati dei paradisi. Ma oggi sono veramente dei mucchi di letame; non erano così prima, di questo sono abbastanza certo. Non l’ho appreso dalla storia ma da quello che ho visto io stesso dell’India, fisicamente con i miei occhi; e io ho viaggiato da una parte all’altra dell’India, ho visto i villaggi, i miserabili esemplari dell’umanità, gli occhi senza vita, eppure sono l’India, e ciononostante in quelle umili case, nel mezzo dei mucchi di letame troviamo gli umili Bhangis, dove troverete un concentrato di saggezza. Come? Questa è una grande domanda.Bene, allora voglio illustrarvi un altro scenario. Di nuovo, ho imparato dai libri, libri scritti da storici inglesi, tradotti per me. Tutta questa ricca conoscenza, mi spiace dire, arriva qui da noi in India attraverso i libri inglesi, attraverso gli storici inglesi, non che non ci siano storici indiani ma neanche loro scrivono nella loro madrelingua, o nella loro lingua nazionale, Hindustani, o se preferite chiamarli due idiomi, Hindi e Urdu, due forme della stessa lingua. No, ci riferiscono quello che hanno studiato sui libri inglesi, magari gli originali, ma attraverso gli inglesi in inglese, questa è la conquista culturale dell’India, che l’India ha subito.Ma ci dicono che la saggezza è arrivata dall’Occidente verso l’Oriente. E chi erano questi saggi? Zoroastro. Lui apparteneva all’Oriente. Fu seguito dal Buddha. Lui apparteneva all’Oriente, apparteneva all’India. Chi ha seguito il Buddha? Gesù, di nuovo dall’Asia. Prima di Gesù ci fu Musa, Mosè, che apparteneva anche lui alla Palestina, ma verificavo con Badshah Khan e Yunus Saheb ed entrambi sostenevano che Mosè appartenesse alla Palestina, sebbene fosse nato in Egitto. Poi venne Gesù, poi Mohammad. Tutti loro li tralascio. Tralascio Krishna, tralascio Mahavir, tralascio le altre luci, non le chiamerò luci minori, ma sconosciute in Occidente, sconosciute al mondo letterario.In ogni modo, non conosco una singola persona che possa uguagliare questi uomini d’Asia. E poi cosa accadde? Il Cristianesimo, arrivando in Occidente, si è trasfigurato. Mi spiace dire questo, ma questa è la mia lettura. Non dirò altro al riguardo. Vi racconto questa storia per incoraggiarvi e per farvi capire, se il mio povero discorso può farvi capire, che lo splendore che vedete e tutto quello che vi mostrano le città indiane non è la vera India. Certamente, il massacro che avviene sotto i vostri occhi, mi dispiace, vergognoso come dicevo ieri, dovete seppellirlo qui. Il ricordo di questo massacro non deve oltrepassare i confini dell’India, ma quello che voglio voi capiate, se potete, è che il messaggio dell’Oriente, dell’Asia, non deve essere appreso attraverso la lente occidentale, o imitando gli orpelli, la polvere da sparo, la bomba atomica dell’Occidente.Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente, deve essere un messaggio di “Amore”, un messaggio di “Verità”.Ci deve essere una conquista (applausi) per favore, per favore, per favore. Questo interferisce con il mio discorso, e interferisce anche con la vostra comprensione. Voglio catturare i vostri cuori, e non voglio ricevere i vostri applausi. Fate battere i vostri cuori all’unisono con le mie parole, e io credo che il mio lavoro sarà compiuto.Voglio lasciarvi con il pensiero che l’Asia debba conquistare l’Occidente. Poi, la domanda che mi ha fatto un mio amico ieri: “Se credevo in un mondo unico?”. Certo, credo in un mondo unico. Come posso fare diversamente, quando divento erede di un messaggio di amore che questi grandi, inconquistabili maestri ci hanno lasciato? Potete esprimere questo messaggio di nuovo ora, in questa era di democrazia, nell’era del risveglio dei più poveri dei poveri, potete esprimere questo messaggio con maggiore enfasi. Poi completerete la conquista di tutto l’Occidente, non attraverso la vendetta perché siete stati sfruttati, e nello sfruttamento voglio ovviamente includere l’Africa, e spero che quando vi reincontrerete in India la prossima volta ci sarete tutti: spero che voi, nazioni sfruttate della terra, vi incontrerete, se a quell’epoca ci saranno ancora nazioni sfruttate.Ho forte fiducia che se unite i vostri cuori, non solo le vostre menti, e capite il segreto dei messaggi che i saggi uomini d’Oriente ci hanno lasciato, e che se veramente diventiamo, meritiamo e siamo degni di questo grande messaggio, allora capirete facilmente che la conquista dell’Occidente sarà stata completata e che questa conquista sarà amata anche dall’Occidente stesso.L’Occidente di oggi desidera la saggezza. L’Occidente di oggi è disperato per la proliferazione della bomba atomica, perché significa una completa distruzione, non solo dell’Occidente, ma la distruzione del mondo, come se la profezia della Bibbia si avverasse e ci fosse un vero e proprio diluvio universale. Voglia il cielo che non ci sia quel diluvio, e non a causa degli errori degli umani contro se stessi. Sta a voi consegnare il messaggio al mondo, non solo all’Asia, e liberare il mondo dalla malvagità, da quel peccato.Questa è la preziosa eredità che i vostri maestri, i miei maestri, ci hanno lasciato.

M. K. Gandhi

martedì 26 agosto 2008

28 settembre! NUOVA SFIDA!!!

e rieccoci, a pochi giorni dalla mia iscrizione ufficiale ad una nuova sfida! le PORTE DI PIETRA, un ultratrail di 70 km!
vedremo!!!!speriamo!!!
come sempre il motto che mi accompagna è sempre lo stesso:
CORRI CON IL CUORE!
GRRRRRRRRR!!!!!
e alla fine rieccomi..........
ho passato tutta l' estate per prepararmi per qst gara, tanta fatica e sudore!!!! e poi.....
le gambe erano erano ok! la testa anche!!!
cerchi di arrivare in forma smagliante per la gara su cui basi tutta la tua stagioe! provi anche nuovi metodi di allenamento per migliorati e alla fine....
la schiena non ha retto!!!
20km e stop, mi sono fermato!!!
DELUSIONE ALL' INIZIO.....
RABBIA SUBITO DOPO.....
ED ORA DOPO 2 SETT INCAZZATURA BESTIALE!!!!
perchè sia la schiena che la gamba sx ( nervo sciatico ) mi hanno abbandonato!!!

mercoledì 20 agosto 2008

I have a dream

A POCHI GIORNI DAL 45° ANNIVERSARIO DI QST DISCORSO MI SONO RITROVATO A RILEGGERE LE PAROLE DI M.L.K.! ANCORA OGGI COME IERI L' ATTUALITA' DEI SUOI PENSIERI E' ANCORA TRISTEMENTE VERITIERA! NON SI TRATTA SOLO DELL' AMERICA MA CREDO CHE NEL NOSTRO PICCOLO, NELLA VITA QUOTIDIANA DI TUTTI I GIORNI BASTA SOSTITUIRE I NOMI DI CITTA' E POSTI D' OLTRE OCEANO, CON QUELLI A NOI PIù FAMIGLIARI, ALLO STESSO TEMPO AI FRATELLI DI COLORE SI AGGIUNGONO TUTTE QUELLE ETNIE CHE SONO VENUTE IN ITALIA ALLA RICERCA DI UNA VITA MIGLIORE! UNA VELOCE ANALISI DI COSCENZA DA PARTE DI CHIUNQUE PUO' SOLO CONSTATARE CHE PURTROPPO I CAMBIAMENTI IN QUASI 50 ANNI SONO STATI MOLTO, MOLTO LIEVI..........
Io Ho Davanti a Me Un Sogno

Martin Luther King, Jr.

Discorso Pronunciato da Martin Luther King Washington, 28 Agosto 1963.

Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.
Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.
Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.
E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.
Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia.; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.
Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.
Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.
Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.
Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.
Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.
E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.
Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.
Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.
E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.
Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.
Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.
Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.
Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.
Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.
Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.
Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.
Ma non soltanto.
Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.
Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.
E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".

martedì 12 agosto 2008

ferragosto!

e rieccomi, altra gara altri km.........il giorno di ferragosto, casali di morfasso corro la mia prima ecomaratona, ovvero una maratona (42km 195metri ) su strada sterrata!!!
http://www.prolococasali.it/primapagina/ecomaratona.htm


POCA VOGLIA E UNA SPINA NEL PIEDA! NON HO CORSO!!!

martedì 15 luglio 2008

www.grantrailvaldigne.it -NON MI BASTA!!-















146
1043
GENNARO
FABIO
8:43:54



12 luglio 2008 Courmayeur 45Km

anche qst è fatta! finita!

CHE SODDISFAZIONE!!!

gara bella, tosta, difficile, il dislivello e l' altitudine dei passi si sono fatti sentire, il primo a 2400 metri e il secondo a 2700!!!mentre salivo il primo passo con andatura sostenuta il cuore mi esplodeva nel petto, non mi ero mai trovato in carenza di ossigeno, e qst fatica infatti l' ho pagata tutta! in quel momento mi ripetevo: -basta! qst è l' ultima che faccio!-
al 25km crisi, ho pensato al ritiro ma dopo 30-40min di riposo sono ripartito, pian piano ho percorso i 10km che mi portavano al secondo passo, quello più alto, mentre risalivo la vallata lo vedevo sempre al'' orizzonte, in alto irragiungibile! e poi bastano pochi passi per trovarsi sull' altro lato! gli ultimi 10km sono un sogno, fatti tutti ad un fiato, coperti in 45 min circa( chi ha vinto ci ha messo 38 min)! negli ultimi km di discesa, mentre dal fondovalle mi arrivava la voce e la musica della folla al traguardo, pensavo già alla prossima! qst era fatta, e adesso!!! non mi basta!!!





GRAZIE VARANO!!!! nel momento di crisi pensare a te mi ha fatto trovare la forza per ripartire!

























Pettorale/Cognome Nome/ Partenza/ Pre Saint Didier/ Arpy/ La Thuile/ Arrivo

1043/ GENNARO FABIO/ 10:00/ 10:55:25/ 12:30:06/ 14:22:23 /18:43:54

giovedì 26 giugno 2008

prima storia (molto vecchia)


O N T H E R O A D
Doveva essere l' estate del '79, intorno ai primi di agosto. Il mio paese era completamente vuoto, la gente era partita per le vacanze, ed i pochi negozi aperti rimanevano chiusi il pomeriggio; così la via principale diveniva un susseguirsi di saracinesche abbassate.
Avevo appena terminato un periodo di due settimane come cameriere, poi il bar aveva chiuso, ed io ero rimasto con una manciata di soldi insufficienti per una vacanza. Così rimasi bloccato nel mio paese oramai divenuto il fantasma di se stesso. Spesso però la noia ti fa prendere strane decisioni, ed io una sera, colto da una voglia incredibile di scappare, armato unicamente di quello che indossavo, e dei pochi soldi infilati in tasca, non ho fatto altro che alzare il pollice sul ciglio di una strada ed aspettare.
La prima macchina che si fermò era un ragazzo di circa venticinque anni, stava andando a prendere la ragazza, e per i pochi chilometri che facemmo insieme parlammo tranquillamente di calcio, donne, discoteche ed altre banalità simili.
La seconda macchina era un uomo sulla quarantina, il quale senza dire niente mi fece salire, e dopo circa mezz' ora si fermo a lato della strada e mi fece scendere.
Per mia sfortuna non era un posto molto frequentato e le poche macchine mi sfrecciavano a lato illuminandomi per pochi secondi, oramai mi sentivo un protagonista di " on the road ".
Capii subito che era diversa, i fari emanavano una luce tenua, e la sua andatura era di chi non aveva nessuna fretta. Nel momento in cui entrai nel suo fascio di luci i freni iniziarono a fischiare, e la vettura si fermò alla mia altezza.
Ficcai la testa dentro il finestrino, al suo interno vidi due ragazzi, lui alla guida, lei seduta a fianco con un libro in mano. Entrambi mi fissavano sorridendo.
- Dove vai ? - mi chiese la ragazza con una voce gentile. La sua tonalità mi convinse che quella non era una domanda di circostanza, ma che era veramente interessata alla mia risposta, così decisi di essere sincero, rispondendo tranquillamente che non lo sapevo. I volti dei due ragazzi si illuminarono con un sorriso, e la voce profonda dell' autista mi disse semplicemente: - Anche noi, vieni che ti accompagniamo. -
Dal finestrino vedevo il paesaggio passare lentamente, io, seduto sul sedile posteriore, lasciavo che la stanchezza della notte che volgeva al termine, mi intorbidisse i sensi, mentre la voce della ragazza faceva da coro a vecchie canzoni trasmesse alla radio. Per le prime ore fu un viaggio piacevole, tranquillo, in cui continuai a passare dal dormiveglia al sonno più profondo. I miei compagni di viaggio, nonché ospiti si limitarono a tenere un tono di voce moderato, così da permettermi di riposare.
Quando finalmente mi fui completamente riposato mi chiesero se avessi fame, e senza aspettare la mia risposta mi diedero una birra calda ed un paio di fette di pizza fredda. Difficilmente una accoppiata di cibi era così mal riuscita, ma in quel momento apprezzai molto quello che mi era stato offerto.
Intanto il viaggio continuava, personalmente non avevo la minima idea di dove fossimo, ne di quanta strada avessimo percorso.
- Dove vai ? - la domanda mi colse impreparato, alzai gli occhi e vidi la ragazza fissarmi. Come la prima volta avvertivo nel tono di voce qualcosa di più profondo, ero sicuro che ai miei ospiti non interessava un luogo, ma un perché. Così iniziai a spiegare l' ultimo periodo trascorso nel mio paese, il lavoro come cameriere, la chiusura del locale, ed il senso di solitudine che mi aveva spinto a fuggire. parlai per più di un' ora, senza fermarmi, le parole mi uscivano tranquillamente, ed io senza il minimo imbarazzo stavo raccontando la mia vita a due perfetti sconosciuti. Da parte loro nessuno disse una parola, si limitarono ad abbassare la radio per ascoltare meglio quello che avevo da dire.
Quando smisi il silenzio invase la macchina; soltanto il rumore del motore, che fino a poco prima sembrava essersi zittito, aveva ripreso il suo ritmo.
- Vieni con noi - disse il ragazzo.
Questa volta fui io a chiedere - Dove ? -.
La risposta ancora oggi mi echeggia nella mente, entrambi con una sola voce mi dissero: - Ovunque, finche viaggiamo il tempo si ferma -. In silenzio riflettei sulla loro proposta, e loro senza dire niente attesero la mia risposta.
Mi è capitato altre volte di fuggire dal mio paese, qualche giorno stile " on the road " mi aiuta a rilassarmi. In certi momenti però. quando il mio pollice si alza verso l' alto spero di veder avvicinarsi, con un' andatura di chi non ha fretta, quei fari che emanavano una luce tenua.
Ma poi si ferma un' altra macchina, ringrazio e salgo.

Enrico V


Mio bel cugino, se è destino che io muoia, siamo in numero sufficiente a costituire per la patria una grave perdita; e se siamo destinati a sopravvivere, meno siamo e tanto più grande sarà la nostra parte di gloria. In nome di Dio, ti prego, non augurarti che abbiamo un solo uomo di più. Non sono avido di denaro, ne mi curo di vedere chi mangia a mie spese e non mi addoloro se altri porta i miei abiti. Tali cose esteriori non sono nei miei desideri. Ma se è un peccato essere avido di onore, allora sono l’ anima più peccatrice di questo mondo. Felici noi, noi pochi, schiera di fratelli; poiché chi oggi spargerà il nostro sangue con me sarà mio fratello. Chi sopravviverà tornerà a casa e si leverà in punta dei piedi e si farà più grande. I vecchi dimenticano: egli dimenticherà tutto come gli altri, ma ricorderà le sue gesta di quel giorno…e forse anche un pochino di più. Questa storia il buon uomo insegnerà a suo figlio. E fino alla fine del mondo.
Enrico V – W. shakespeare

sabato 24 maggio 2008

OCCHIO!!!!!!!!


CHE BELL' OCCHIO VERO??? REGALO DI GIOVEDì 22 MAGGIO DURANTE L' ALLENAMENTO DI KICKBOXING!
FA PIù IMPRESSINE DI QUELLO CHE IN REALTà è.............
grazie simo!
P.s. e domani ( 25/5 ) marcia longa: 33km da passo del cerro a selva di feriere!! www.gaep.it

giovedì 15 maggio 2008

12 luglio

che modo migliore c'è per rimettersi da un infortunio se non quello di darsi un obbiettivo tosto da raggiungere??? così la settimana scorsa mi sono iscritto ad un grantrail! avendo circa 60 giorni di tempo mi sono iscritto a quella breve 45 km in val d' aosta! vedi:
http://www.grantrailvaldigne.it/
obbiettivo? finirla intorno le 6 ore!
E SPERIAMO BENE!

mercoledì 20 febbraio 2008

pollice


ed eccomi ancora qui, a 2 settimane dalla maratona di piacenza ho pensato bene di rompermi il pollice del piede dx!!!! risultato stampelle x 1 sett e poi riposo!!! cacchio!!!!
tutto per una gara di kick che non avevo neanche voglia di fare, per un gomito del mio avversario colpito con un calcio, in un incontro che alla fine ho pure perso per 2 a 1!!!

venerdì 15 febbraio 2008

surf up


che dire!!!! se avete una serata libera sicuramente vale la pena snobbare i programmi televisivi ed affittare qst film!!!
una storia divertente ricca di buoni sentimenti con lezioncina finale! credere in se stessi ti aiuta a superare gli ostacoli e l' amicizia è più importante della vittoria!!
ma se siete anche appassionati di surf sicuramnet potrete apprezzare le immagini che in alcuni casi sono così realistiche da lasciare senza fiato!!! grattata via la doratura superficiale si scopre che il film rispecchia il vero spirito di qst mondo in lotta con chi cerca di trasformare ogni cosa in una fonte di guadagno speculando sulle persone e sui principi che stanno alla base di tutto!!!
ultimo appunto: i 2 commentatori sono veri campioni di surf!!!
voto: 9
p.s. occhio al pollo!!!! alias joe ruspante!!! il vero personaggio/eroe del film

giovedì 14 febbraio 2008

BIMBA PEPE'




ECCO A VOI MATILDE VESTITA DA APE PER CARNEVALE, O COME DICE LEI


BIMBA PEPE' !!!

sabato 19 gennaio 2008

altra stupidata!

e rieccomi con una altra stupidata, a voi la scelta se vederla o passare:

http://s12.bitefight.it/c.php?uid=31119

giovedì 3 gennaio 2008

neve


oggi nevica e come un bambino sono tornato a scendere per pati innevati seduto su un sacco della spazzatura! volevo mettere la mia foto ma la fotografa ( quella in mezzo ) è riuscita a farne 4 tutte mosse!!!!
BRAVA TAIA!!!

gogno


ed ecco la vittima sacrificale!!!
il mio ultimo l' ho trascorso a lottare con qst bel tipo, alla fine pur di vincerlo mi è toccato prenderlo a morsi!!!
:-)