sabato 15 dicembre 2007

capelli




ma chi si ricordava di quanto ero carino con i capelli lunghi????

li voglio ancora!!!!

venerdì 7 dicembre 2007

noi che...

VI RICORDATE TUTTO, VERO????

NOI CHE....
Noi che la penitenza era 'dire fare baciare lettera testamento.
Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo.
Noi che il Ciao si accendeva pedalando.
Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa.
Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella..
Noi che giocavamo a 'Indovina Chi?' e conoscevamo tutti i personaggi a memoria.
Noi che giocavamo a Forza 4.
Noi che giocavamo a nomi, cose, animali, città .. (e la città con la D era sempre Domodossola).
Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'album Panini.
Noi che avevamo il 'nascondiglio segreto' con il 'passaggio segreto'.
Noi che ci divertivamo anche facendo '1,2,3 Stella!'.
Noi che giocavamo a 'Merda' con le carte.
Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la bic.
Noi che avevamo i cartoni animati belli!!
Noi che 'Si ma Julian Ross se solo non fosse malato di cuore sarebbe più forte di Holly e Mark Lenders...
'Noi che guardavamo ' La Casa Nella Prateria','Candy Candy' e 'Giorgie' anche se mettevano tristezza.
Noi che le barzellette erano Pierino, il fantasmaformaggino o un francese,un tedesco e un italiano.
Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
Noi che si andava in cabina a telefonare.
Noi che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l'albero.
Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire tardissimo.
Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo.
Noi che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercurio cromo, e più era rosso più eri figo.
Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna e eravamo sempre sorridenti.
Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta.
Noi che a scuola ci andavamo da soli, e tornavamo da soli.
Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2.
Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore.
Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google.
Noi che il 'Disastro di Cernobyl vuol dire che non potevamo bere il latte alla mattina.
Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio.
Noi che se andavi in strada non era così pericoloso.
Noi che sapevamo che erano le 4 perchè stava per iniziare BIM BUM BAM.
Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perché c'era Happy Days.
Noi che a scuola con lo zaino Invicta e la Smemoranda.
Noi che se la notte ti svegliavi e accendevi la tv vedevi il segnale di interruzione delle trasmissioni con quel rumore fastidioso.
Noi che all'oratorio le caramelle costavano 50 lire.
Noi che si suonava la pianola Bontempi.
Noi che la Ferrari era Alboreto, la McLaren Prost , la Williams Mansell , la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini !!!!!
Noi che la merenda era la girella e il Billy all'arancia.
Noi che le macchine avevano la targa nera..i numeri bianchi..e la sigla della provincia in arancione!!
Noi che guardavamo allucinati il futuro nel Drive In con i paninari.
Noi che il Twix si chiamava Raider e faceva competizione al Mars.
Noi che giocavamo col Super Tele perchè il Tango costava ancora 5 mila lire e.. 'stai sicuro che questo non vola...'
Noi che le All Star le compravi al mercato a 10.000 lire.
Noi che avere un genitore divorziato era impossibile
Noi che tiravamo le manine appiccicose delle patatine sui capelli delle femmine e sui muri.
Noi che abbiamo avuto tutti il bomber blu,nero,argento e verde con l'interno arancione e i miniciccioli nel taschino.
Noi che se eri bocciato in 3° media potevi arrivare con il Fifty ed eri un figo della Madonna!!!

NOI CHE SIAMO ANCORA QUI E CERTE COSE LE ABBIAMO DIMENTICATE ESORRIDIAMO QUANDO CE LE RICORDIAMO
NOI CHE SIAMO STATI QUESTE COSE EGLI ALTRI NON IMMAGINANO NEMMENO COSA SI SONO PERSI!!!

venerdì 30 novembre 2007

sbaglio tutto?

CORRERE O TROMBARE?
Quando corri sei solo.
Se si corre con qualcuno è inevitabile che sicerchi di correre più veloci dell'altro.Trombando no, si cerca sempre di raggiungere la meta assieme.Pertanto, trombare "Sviluppa il lavoro di gruppo e combatte l'egoismo".
Correre no.

Per correre è necessario l'acquisto di molti indumenti, anche costosi.
Per trombare è invece sufficiente togliere gli indumenti che si indossano.Come si può constatare, trombare "Sviluppa il senso del risparmio ecombatte il consumismo sfrenato".
Correre no.

Per correre è necessario alzarsi dal letto.
Per trombare è tutto il contrario. Tutti sappiamo che nel letto si stameglio che in qualsiasi altro posto.Pertanto, trombare è un modo per "Esercitarsi nel nostro postomigliore".
Correre no.

Correre esige un grande sforzo, in cambio di poco piacere.
Trombare da' invece un enorme piacere e lo sforzo è minimo.Così scopriamo che trombando "Otteniamo il massimo col minimo sforzo",una regola fondamentale che non viene conseguita correndo.

Dopo la corsa normalmente ci si ritrova di malumore, a causa dellastanchezza, e fanno male le ginocchia.
Al contrario, dopo una trombata ci si ritrova con un sorriso da orecchioa orecchio.E' chiaro che trombando "Scopriamo l'allegria del vivere".
Correndo no.

Se ti chiamano per correre, in genere trovi scuse per non andarci.
Ora, siamo sinceri: dovesse trattarsi di trombare... eh? A qualsiasi oraesci di corsa.E' chiaro: trombare "Aumenta il senso della puntualità".
Correre, invece, no.

La morale è chiara.....NELLA VITA HAI SBAGLIATO TUTTO!!!!STAI CORRENDO TROPPO!!!

grazie ISA per aver cercato di illuminarmi ma sono molto cocciuto!!!

martedì 6 novembre 2007

venerdì 2 novembre 2007

l' africa non è in vendita

Tra la fine degli anni '60 e l' inizio dei '70 le ex potenze coloniali, che avevano concesso l' indipendenza ai vari stati del terzo mondo, stipularono con quest' ultimi gli accordi di Yaoundè. Questi trattati tendevano a prolungare i rapporti commerciali privilegiati tra entrambe le parti, garantendo all’Europa l’approvvigionamento di alcune materie prime e l’accesso preferenziale al mercato europeo ad alcune materie prime coloniali.
Preferenze che però non hanno aiutato i paesi più poveri ad aumentare le loro esportazioni, a causa problemi sul
versante dell’offerta, (come, ad esempio, la bassa produttività, le carenza nelle infrastrutture etc.) nonché
delle molte altre barriere non commerciali che impediscono o rendono difficoltosa l’esportazione nei mercati
europei: dalle misure fito-sanitarie, agli standard di qualità previsti dalle normative europee e richiesti dalle
grandi reti di distribuzione, alle clausole anti-dumping, creando così un interscambio a senso unico rivolto a beneficio degli stati europei.
Negli ultimi mesi l’Europa sta negoziando con 77 sue ex colonie di Africa, Caraibi e Pacifico (ACP)
gli Accordi di Partenariato Economico (EPA o APE), ed è previsto che siano conclusi entro il 31 dicembre 2007.
L’obiettivo centrale delle nuove regole di cooperazione dovrebbe essere "la riduzione della povertà e, alla fine, il suo
sradicamento; lo sviluppo sostenibile e, progressivamente, l’integrazione dei Paesi ACP nell’economia
mondiale". Ma l’Unione Europea, invece che focalizzare la propria posizione sugli aspetti legati alla riduzione della
povertà, sta proponendo un accordo di libero scambio con i Paesi ACP che comprende prodotti agricoli,
industriali, servizi e investimenti. Le resistenze incontrate sono molte, in particolare per quei Paesi che
avrebbero molto da perdere da una liberalizzazione non attentamente governata.
Idea base degli APE è la convinzione che la priorità per l’Africa sia la sua integrazione nei mercati
globali, posizione su cui non c’é unanimità visto i fallimenti delle politiche di libero scambio nel portare un
accresciuto benessere in ogni contesto e per tutte le fasce della popolazione.
A meno di due mesi dalla data limite per la firma degli accordi Epas, le cose sembrano mettersi male per l'Unione europea. La linea intransigente del commissario al commercio Peter Mandelson non ha sortito i suoi effetti, solo qualche mese fa Mandelson minacciava la fine del regime di preferenze e di recente il taglio consistente degli aiuti per i programmi regionali di assistenza, qualora i due capitoli negoziali non fossero stati contemplati negli accordi Epas, mentre adesso l'Ue fa i conti con un dissenso tra i Paesi ACP, come per esempio quelli dell' Africa occidentale, i quali hanno annunciato che non firmeranno nessun accordo.
Pressioni affinché l'intransigenza europea diminuisca vengono anche dall'interno della stessa Unione, dove alcuni Paesi stanno spingendo per una soluzione Epa Light che sembra a questo punto configurarsi realmente. Solo qualche settimane fa, inoltre, in un rapporto redatto dalla divisone commercio e industria dell'Unione Africana (UA) con il supporto della Commissione delle Nazioni Unite per l'Africa, ammoniva i Paesi africani di non firmare accordi di libero scambio se il loro obiettivo è quello di colpire lo sviluppo del continente.
Diversi studi concordano nel metterli in guardia dal rischio degli EPA, giungendo alla medesima conclusione: le esportazioni delle imprese europee risulteranno le maggiori beneficiarie degli EPA. Si prevede invece una diminuzione del già scarso commercio intra-africano, la prematura chiusura di diversi settori industriali, la crisi di quello agricolo. Per i contadini senza più lavoro non ci sarà altra alternativa se non cercare fortuna altrove, ingrossando il flusso di profughi in cerca di approdo sulle coste europee, pronti ad iniziare la difficile sfida della sopravvivenza nelle nostre città e campagne. L'Africa dai suoi ex colonizzatori non ha bisogno di nuove regole capestro, ha diritto a perseguire autonomamente la propria strada verso il tipo di sviluppo che desidera. Ha bisogno dunque di fiducia, autonomia e rispetto e di certo non ha bisogno degli EPA!!!!
Le richieste dei paesi APC sono naturalmente mirate a migliorare la situazione all' interno del loro territorio e si possono riassumere in quattro punti:
- Dare priorità all’integrazione regionale: lo sviluppo di mercati regionali offre prospettive più promettenti
per la lotta alla povertà e per lo sviluppo economico rispetto ad un’ ipotetica crescita dei mercati
internazionali;
- Definire un regime commerciale basato sull’asimmetria e sull’equità: questo è l’unico modo per ridurre il
divario esistente tra l’Europa e i Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico e per attribuire un contenuto reale al
principio del trattamento speciale e differenziato;
- Migliorare la partecipazione delle organizzazioni contadine e degli altri attori nella preparazione e nella
negoziazione degli EPA dando così una garanzia rispetto alla pertinenza delle scelte operate nelle negoziazioni ed una
precondizione per la loro concreta applicazione;
- Darsi il tempo e gli strumenti necessari per la loro preparazione: è necessario implementare le politiche
regionali, condurre valutazioni più approfondite degli impatti dei differenti regimi commerciali, rafforzare
la capacità di ciascuna regione (decisori, e attori della società civile) di definire e difendere una posizione
negoziale in conformità con le sfide e gli interessi di ogni regione.
Per questi motivi negli ultimi mesi sono nati movimenti sostenuti da varie organizzazioni non governative per ricordare al mondo intero che: " l' Africa non é in vendita " come recita lo slogan della campagna italiana.
ADERISCI ALLA CAMPAGNA L'AFRICA NON E' IN VENDITA!: http://db.altranet.org/campagne/info.php?id=5

mercoledì 31 ottobre 2007

tatone cresce!!!








lui è PONGO ( detto anche tatone ), è arrivato in casa mia a inizio giugno, aveva quasi due mesi ( nato il 17/04/2007 )




lui è sempre PONGO oggi!!!! pesa circa 25 kg ed è in continua crescita!!!

martedì 30 ottobre 2007

venice marathon















Fatta anche questa!!! avevo previsto di terminare la gara in 3 ore e 50 minuti, il tempo finale è stato di 3 ore 58' e 46''. come al solito ho fatto gli ultimi km con i crampi, era in preventivo dato che non mi ero ancora ripreso completamente dalla gara di settembre. il ponte che entra a venezia è una tragedia, lunghissimo e qst anno con vento contrario che ti rallenta molto. il bello sono gli ultimi 3-4 km, in cui corri tra i turisti che ti applaudono dandoti la forza di fare lo sprint finale!!!
per la cronaca sono arrivato 2718° su circa 6500, 62° di categoria!!!!!
il problema sono state le scarpe che hanno ceduto in maniera disastrosa!!! la suola è ridotta un macello come si può vedere dalla foto!



















martedì 23 ottobre 2007

venice marathon

eccomi qui, dopi i 28km di ieri corsi come ultimo test per decidere se andare alla venice marathon. il tempo di 2 ore e 20 mi ha fatto decidere di provare a correre, quindi domenica si parte!!!
ho voglia di sentirmi vivo!!

sabato 22 settembre 2007

BEN HARPER

QST E' BEN HARPER CHE HO RIPRESO AL CONCERTO DI MILANO!!!!

e lui è il fantastico bassista

venerdì 21 settembre 2007

finestre di pietra

mi sono iscritto oggi alle finestre di pietra, una gara di skyrunning di 38 km sulle colline tra alessandria e la liguria ( vedi http://www.gliorsi.org/ ), l' idea iniziale era di fare le porte di pietra ( 72 km ) ma colpa infortuni e impegni non sono riuscito ad allenarmi. si corre il 30 sett.


e siamo al giorno prima, oggi è sabato 29' domani si corre!!! Sono pronto? mi sono allenato a sufficienza? come al solito queste sono le domande che mi perseguitano. il problema non è finire la gara, stringendo i denti ci riesco, il problema è affrontarla senza una adeguata preparazione e passare i giorni seguenti riuscendo a camminare appena. intanto manca il camper qnd parto con il volvo qst sera e dormo nel baule! SI parte !!!!!

Sono tornato!! Più o meno intero, ho dolori in tutti i muscoli, soprattutto le spalle!
Neanche nelle mie previsioni più rosee potevo immaginare un risultato simile, 32 Km, 1200metri in dislivello positivo, 3 ore e 32 minuti per un 7° posto in classifica generale!!!
Ho capito perchè il paese si chiama cantalupo, soltanto i lupi possono vivere in un posto simile, tempo schifoso, ha piovuto tutta notte e per tutto il giorno, durante la gara, le nuvole basse e una leggera pioggerellina hanno reso il percorso veramente difficile. il fango, l' erba bagnata, le foglie del sottobosco, ogni passo che facevi era viscido, scivolavi in salita come in discesa e la terra appiccicata alle scarpe rendeva il passo molto pesante.
Alla fine come era in previsione ho avuto problemi di crampi, all' ultimo checpoint ero 5° ma durante gli ultimo otto km di solo discesa mi sono dovuto fermare un paio di volte a sciogliere i muscoli.
Bella, fantastica, esperienza molto positiva! mi piacerebbe poter provare la gara lunga, quella da 70 km, almeno una volta, per vedere fin dove riesco a spingermi
NOTA ultra felice: ho incontrato il VARANO!!!! (vedi foto della mds)

io e il varano alla MDS del 2006




MI SENTO VIVO
Domenica 30 settembre ho corso la mia seconda skyrace! Lunedì non riuscivo a camminare, avevo dolori ovunque comprese spalle e schiena, al bar tutti mi chiedevano perchè e dopo qualche spiegazione a bocca aperta mi dicevano: "ma chi te lo fa fare???"
Partire il sabato sera, dormire da solo in auto, alzarsi alle sei di mattina, soffrire il freddo e correre con la pioggia! Arrancare in salita scivolando nel fango, le nuvole basse che ti fan sbagliare strada, correre nel bosco solo come un lupo, affrontare la discesa concentrato per non cadere.
Ma chi me lo fa fare?? Anch' io mi sono posto questa domanda, dopo 25 km, mentre in preda ai crampi affrontavo gli ultimi 8 di solo discesa, con lo zaino che mi pesava sulle spalle e una gran voglia che la gara finisse. Non so se riuscirò mai a spiegare agli amici perchè corro, so solo che la risposta bisogna scoprirla correndo. Io domenica l' ho trovata dopo l' ultima curva, quando ho visto il traguardo a 100 metri, mentre le gambe dimenticavano i crampi, con la musica dell' arrivo che mi dava il ritmo per gli ultimi metri, con l' organizzatore che al microfono annunciava prima il mio numero poi il mio nome, con la gente che aspettava al traguardo amici o parenti ma mentre finivo la gara applaudiva anche me, un perfetto sconosciuto! Fatica e sudore per 3 ore e 32 minuti per poi scoprire con una gioia immensa che sono settimo! IO? Si propio io che credevo in una metà classifica, che speravo solo di finirla!
Perchè lo faccio? chissa quanti runners come me si sono sentiti fare questa domanda. Io lo faccio perchè mi fa sentire vivo e dopo due o tre giorni, mentre zoppico ancora per il dolore alle gambe, con orgoglio mi vanto del mio 7° posto pensando già a riprendere gli allenamenti.

martedì 18 settembre 2007

parliamo di cooperazione?

tra luglio e settembre ho seguito una serie di lezioni per il diploma di cooperazione internazionale a milano, quanto segue è un insieme SCONFUSIONATO di nozioni, idee e pensieri che mi sono venuti a lezione. sicuramente si può dire molto altro ma già così mi sembra bello lungo!


PARLIAMO DI COOPERAZIONE?

La cooperazione internazionale ha profonde radici che vengono da lontano, la sua storia è profondamente intrecciata con la storia dell’ umanità, la sua evoluzione è stata fortemente marcata da avvenimenti storici e politici. Si può partire da radici umanitarie-religiose, coloniali, di carattere politico ed economico, geo-strategiche e durante la guerra fredda militari. Negli anni ’90 si parla di pace per poi lasciare il sopravvento all’ aspetto umanitario e dopo l’ 11 settembre 2001 si trasforma in sicurezza.
Fin dall' antichità gruppi di persone si sono riuniti per dare aiuto e sostegno a chi in quel momento ne avesse bisogno. La nascita di ordini cavallereschi che durante le crociate davano supporto medico lungo tutto il percorso che portava i pellegrini in terra santa, è forse uno dei primissimi esempi di come un' obiettivo specifico spingeva vari gruppi ad intraprendere azioni volte a risolvere il problema. La creazione di questi movimenti è stata comunque spinta e influenzata da una forte carità cristiana. Nei secoli a seguire compaiono molte associazioni che ancora oggi operano con efficacia nel panorama mondiale ( es. Caritas o Croce Rossa Internazionale ) e dopo il novecento vengono creati una serie di organismi internazionale che influenzeranno tutte le strategie future sul modo di fare cooperazione. Infatti nell’ immediato dopoguerra (1944 circa ) sul panorama politico internazionale si assiste alla creazione di istituti come il Fondo Monetario Internazionale ( FMI ) o la Banca Mondiale ( World Bank ) come riferimento economico e le Nazioni unite per quello politico. Sicuramente va ricordata nel 1948 la firma della dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo e l’ anno dopo la creazione della Comecon in risposta alla Nato le quali influenzeranno per i decenni a seguire tutta la politica mondiale.
Molti altri attori ed eventi politici che susseguono questi avvenimenti fino a i giorni nostri, vanno ad interessare sia direttamente che indirettamente il modo di proporre la cooperazione internazionale.
Per la comparsa e il riconoscimento delle prime O.N.G. bisogna aspettare la fine degli anni ’60, sono questi anni di contestazione sia in Italia che all’ estero dove molti Stati accedono all’ indipendenza politica (spesso attraverso sanguinarie rivoluzioni ). Nel nostro Paese, come in molti altri, si sente il bisogno di associazioni che possono lavorare indipendenti dai governi e dalle loro politiche, si tratta di organizzazioni senza fine di lucro che ottengono finanziamenti sia da fonti private che pubbliche, nascono così le prime O.N.G.
All’ inizio di tutto la teoria che spingeva tutti gli organismi che lavoravano in questo campo era più che altro di assistenzialismo, si pensava che con l’ apporto di denaro e tecnologie bastasse ad aiutare i PVS. Con gli anni altre teorie economiche sviluppate da esperti hanno cambiato in maniera radicale il modo di intervenire delle varie associazioni.
E’ solo all’ inizio degli anni novanta che lo sviluppo viene definito come l’ aumento delle opportunità e delle capacità delle persone, questo porta, nei paesi donatori, ad un rafforzamento nella sensibilizzazione dell’ opinione pubblica sui temi del divario nord-sud, delle sue cause e dei percorsi utili per ridurre questa differenza.
Nel mese di settembre del 2000 le Nazioni Unite adottano la "dichiarazione del millennio" e i MDG (ovvero 8 obiettivi di sviluppo, definiti prioritari, che gli stati membri dell’ ONU si prefiggono di raggiungere entro il 2015):
1- eliminare la povertà e la fame; 2-ottenre l’ istruzione elementare universale; 3- promuovere la parità tra i sessi; 4- ridurre la mortalità infantile; 5- migliorare la salute materna; 6- combattere l’ HIV/AIDS; 7- assicurare la sostenibilità ambientale; 8- sviluppare una alleanza globale per lo sviluppo.
Negli anni ‘50-’60 si aveva una rappresentazione del terzo mondo e dei suoi abitanti come una unica entità omogenea. Si possedeva una fiducia incondizionata sul concetto di progresso, si volevano applicare ai PVS le stesse strategie usate dal mondo occidentale per evolversi e nella possibilità dello stato di realizzare questo progresso. In quegli anni si pensava che la crescita del PIL dei PVS fosse l’ obiettivo principale delle strategie con una identificazione Sviluppo=Crescita economica. Negli anni sessanta infatti i principali donatori ( world bank, USA, UK e Francia ) creano strategie di aiuto allo sviluppo entro un quadro di riferimento molto semplice: fornitura di esperti per l’ impiego di moderne tecnologie attraverso di progetti autonomi rispetto alle istituzioni statali, in aree target predefinite con lo scopo di far si che i i beneficiari riescano a produrre ciò di cui hanno bisogno, rivolgendosi direttamente ai governi dei PVS. Il grave difetto di questa teoria era che gli stati interessati non avevano la possibilità di usufruire a pieno degli interventi per la mancanza dei mezzi necessari.
Soltanto negli anni settanta grazie alla comparsa di nuovi economisti nel panorama mondiale si inizia a ragionare in maniera differente. Sviluppo e sottosviluppo sono due facce della stessa medaglia, I Paesi occidentali mantengono la condizione di sottosviluppo con lo scopo di poter usufruire delle risorse e trarne guadagno ( teoria sulla Causa-Effetto ). Grazie a questo nuovo modo di vedere le cose attori come la world bank spostano il loro focus verso le fasce più povere della popolazione considerandole come forza produttiva che può essere utilizzata come fattore di sviluppo. Parallelamente altri organismi avviano interventi in aree fino ad ora ignorate ( cibo, acqua, abitazioni, salute, istruzione, lavoro ) ma viste come prerequisito per lo sviluppo economico e sociale. Negli anni ottanta tutto questo sistema entra in profonda crisi. Il concetto di progresso si rivela completamente inefficace e inadatto ai fabbisogni dei PVS, la scarsa conoscenza dei bisogni locali unita all’ eccessivo ottimismo nei confronti dello sviluppo economico ed a una complessità istituzionale, rendono questa teoria sorpassata ed inutilizzabile, infatti le nuove linee guida si spostano verso una limitazione del ruolo dell Stato all’ interno degli interventi di cooperazione. Bisognerà aspettare la fine degli anni ottanta per trovare nuovi cambi radicali nelle teorie di sviluppo: da "crescita economica nazionale" a "partecipazione ed integrazione nei mercati mondiali" dei PVS. Infine negli anni novanta a causa della diminuzione delle risorse destinate a questi paesi la cooperazione deve trovare nuovi attori e nuovi campi in cui operare. Le strategie applicate in quegli anni prevedono lo spostamento verso il sostegno a specifici settori (agricoltura, istruzione, sanità ) attraverso la fornitura di assistenza tecnica per conciliare programmi macroeconomici e progetti. Sempre negli anni ’90 si parla per la prima volta dell’ Indice di Sviluppo Umano ( ISU ) utilizzato per avere nuove misurazioni nel quadro dello sviluppo e sottosviluppo. L’ ISU si basa su tre elementi che sono ritenuti critici: 1) poter vivere in salute una vita longeva; 2) ricevere una educazione; 3) godere di un livello di vita decente. Grazie ad esso si scopre che in realtà la differenza tra il livello degli Stati occidentali e dei PVS è molto più elevata di quanto si era immaginato fino ad allora.
Con la firma della Dichiarazione del Millennio, all’ inizio del XXI secolo, tutti gli stati progrediti si impegnano a risolvere globalmente il problema del debito dei PVS, di collaborare con essi per creare opportunità di lavoro per i giovani, di distribuire le medicine essenziali in maniera economica ed accessibile e infine in cooperazione con il settore privato di rendere disponibili le nuove tecnologie.
Le difficoltà della cooperazione internazionale, e spesso anche la sua scarsa efficacia, nasce perciò da una serie di problematiche da ricercare in molteplici campi storici, politici e umani.
Sicuramente le poche risorse economiche messe a disposizione dal nostro governo, dovute soprattutto a scelte politiche estremamente penalizzanti compiute dalle ultime legislature, devono essere suddivise tra molteplici organizzazioni. Questa situazione, insieme al fatto di dover lavorare in diversi campi e in differenti nazioni e mancando un adeguato coordinamento tra le O.N.G., porta ad uno scarso impatto globale nei paesi in via di sviluppo. A questo si aggiunge che spesso la progettazione viene effettuata senza perseguire una finalità comune. Le attività svolte sono tutte fini a se stesse, manca una linea guida che le porta ad essere dei mezzi per raggiungere un obiettivo inserito in un quadro di sviluppo del Paese spesso indicato da linee guida dettate da situazioni politiche internazionali. Quando si opera sul campo bisogna tenere conto della reale necessità del PVS, bisogna seguire una certa pertinenza progettuale, infatti le programmazioni a breve e a lungo termine e le pianificazioni sono presenti in documenti sia dei governi locali che da istituti internazionali quali la CEE o le Nazioni Unite. In questo modo ci si ritrova a lavorare tutti per una stessa causa anche se a livelli di realizzazione differenti. Conoscere e seguire queste linee guida vuol dire creare una sorta di collaborazione indiretta tra tutte le organizzazioni sia ufficiali che private e si evita di utilizzare risorse economiche e umane per obiettivi fini a se stessi. Ci si ritrova così a poter applicare una semplice teoria, definita dello gocciolamento, in maniera trasversale per cui quello che facciamo noi influisce sui livelli sia inferiori che superiori e anche un semplice progetto altera positivamente la vita, oltre ai beneficiari diretti, di quelli indiretti come i vicini, gli abitanti della zona, il PVS fino all’ apice quale ONU o benessere mondiale.
All' interno della gestione delle associazioni si può criticare la difficoltà nel voler utilizzare figure professionali preparate a svolgere il ruolo di cooperante. Spesso si tralascia di continuare la formazione del personale, per esempio con corsi di aggiornamento, necessaria vista la continua evoluzione dei metodi di cooperazione in un ambiente che continua a cambiare e a rinnovarsi.
D’altra parte per chi vuole avvicinarsi a questa professione la scarsa presenza di corsi validi ( molti sono quelli disponibili ma la loro efficacia e serietà non sempre è sufficiente ) e la difficoltà ( non solo economica ) ad accedervi crea una mancanza di qualifica di base necessaria per iniziare a lavorare.
Non si deve, e non bisogna, però fare l' errore di considerare le O.N.G. come delle aziende. Facendo questo si rischia di perdere la vocazione che ci porta a distinguerci da " mercenari " privi di motivazioni, un cooperante che lavora spinto da una giusta " scelta di vita " maturata su valide basi motivazionali, sicuramente riesce a distinguersi positivamente quando lavora nei PVS. L’ organizzazione non deve svendersi pur di ricevere finanziamenti, bisogna comunque seguire e mantenere sempre ben presenti i valori che hanno permesso la sua nascita.
Alla fine il fattore umano di chi si trova ad operare in uno di questi paesi incide sul raggiungimento dell' obiettivo prescelto: competenza, motivazione, impegno, volontà, esperienza... possono fare la differenza tra la riuscita o il fallimento di un progetto.
A questo punto la cooperazione internazionale si ritrova ad operare in due ambiti : sviluppo ed emergenza.
I progetti di sviluppo prendono spunto dal rispetto dei criteri di giustizia sociale e di equità, dalla difesa dei diritti umani, dal coinvolgimento e dalla partecipazione delle popolazioni e dei partner locali nella gestione degli interventi, piuttosto che il rafforzamento dei gruppi sociali più svantaggiati o discriminati. Le attività di cooperazione devono quindi tenere presente delle priorità che le stesse comunità locali, autonomamente, identificano in base ai loro bisogni primari, rimanendo però legate ad un obiettivo generale inserito, come già detto, nel quadro di sviluppo del Paese. Le caratteristiche di questi progetti stanno perciò nella partnership con associazioni locali, nella sostenibilità a fine progetto dai beneficiari, dal coo-finanziamento tra ONG e istituti sia statali che internazionali, infine dai tempi di messa in opera. Spesso dalla presentazione del progetto al Ministero degli Affari Esteri ( MAE ), per esempio, può passare anche qualche anno; la sua realizzazione di solito ha una durata ben definita che varia da due a massimo, in rari casi, a cinque anni; il rimborso economico avviene per gradi e il saldo può avvenire in tempi lunghi.
I progetti di emergenza invece esistono a causa di guerre o calamità naturali. Le ONG interessate si ritrovano a dover affrontare spesso situazioni precarie. A differenza dello sviluppo il tempo di intervento in questi casi è fondamentale, infatti spesso i progetti si concludono dopo pochi mesi, dando risultati immediatamente tangibili. In questo caso spesso i progetti partono ancora prima di essere approvati così da poter accorciare i tempi di intervento, non è infatti inusuale che siano le stesse istituzioni a chiedere l’ intervento alle ONG garantendo la copertura economica grazie a fondi gia messi a disposizione.
Concludendo si può dire dopo tutto questo che le diverse tipologie di aiuto, i diversi attori coinvolti, le diverse motivazioni, così come i diversi approcci, le diverse capacità operative e i diversi modi di intendere il benessere proprio e altrui, tendono a sovrapporsi nelle loro reciproche azioni, facendo divenire i paesi beneficiari degli interventi dove gli approcci, gli interessi in gioco, i differenti modelli di sviluppo e i soggetti coinvolti agiscono con un potere di intervento il cui peso specifico può variare considerevolmente. Da questo confronto, il così detto beneficiario non è che uno dei soggetti coinvolti, purtroppo il meno forte e utile.

mercoledì 5 settembre 2007

martedì 4 settembre 2007

micromondo



guardando il piccolo giardino di casa mia, circa 2x2 metri, ASSALITO DA BESTIE MOSTRUOSE!!!!

non è una bestia strana!

venerdì 24 agosto 2007

eccoci qua!





ciao a tutti, ecco il mio blog, creato senza sapere bene cosa metterci e cosa scrivere! il nome è tratto dal famtastico personaggio del fumetto di JOEBAR, conosciuto come ed il polso, il quale quidava una 4 cilindri jap.


ora sono su un 2 cilindri italiano ma prima anch' io montavo una moto molto simile come carateristiche.
la mia email è:
genna-f@libero.it