martedì 3 aprile 2012

FUGA

Mentre percorreva il tunnel che portava dall' aereo all' interno dell' aeroporto, la sua mente spaziava ancora per i pensieri che lo avevano accompagnato per tutto il viaggio. Dopo ore passate a cercare di capire cosa avrebbe potuto fare della sua vita, ancora non aveva trovato una valida risposta, senza però che il dubbio di tornasse sui propri passi lo toccasse minimamente. Anche quell' incontro non avrebbe potuto rendere la situazione più chiara, ma sentiva che almeno quella volta doveva andare fino in fondo.
Avanzava attraverso l' immenso locale, con la sua borsa in spalla, cercando tra i volti della gente quello per cui aveva intrapreso questo viaggio; ed ancora una volta fu come rapito dalla loro diversità. Rimase ad osservare questi "quadri viventi", come li aveva sempre definiti, finche il suo sguardo si poso su di una ragazza. Era immobile in un angolo, e lo fissava a sua volta, per alcuni secondi i loro occhi si studiarono a vicenda, come se fosse la prima, o l' ultima, volta che si vedevano; poi su quello di lei si dipinse un sorriso, e il suo corpo si mosse verso di lui.

Percorse gli ultimi metri che la dividevano correndo, senza curarsi delle proteste delle persone che venivano urtate; mille domande affollavano la sua mente, ma quella più assillante era il perché di questo incontro dopo tanto tempo. Nel momento in cui le sue braccia circondarono il suo collo, ed il suo corpo entrò in contatto con quello forte e muscoloso, che tante volte gli aveva donato un senso di sicurezza, ogni timore ed ogni domanda scomparirono. Non gli importava più niente, ne il motivo del suo arrivo, ne quanto tempo sarebbe restato, ne ...
Le sue labbra si unirono a quelle di lui e finalmente, dopo tantissimo tempo nel suo cuore tornò la felicità.
Il contatto con la sua bocca, la barba di qualche giorno che gli pizzicava le guance, il profumo di muschio e del solito deodorante che si mischiava con il cloro di piscina, rendevano tutto così irreale e nello stesso tempo vivo nella sua memoria. Le dita che scivolavano tra i suoi capelli, il suo cuore che sembrava voler scappare dal petto, l' abbandonarsi al suo abbraccio lasciandosi dondolare dalle sue forti braccia, riscaldare dal suo corpo; avrebbe voluto che il tempo si fermasse, che quell' istante continuasse per sempre, che qualcuno li trasformasse in due statue abbracciate, lì dov' erano, per tutta la vita.

Per tutto il tempo che ha passato con lei non ha mai capito come il suo abbraccio riuscisse ad ottenere un simile effetto su di lui. Forse nella natura dell' uomo esisteva un istinto di protezione che ci fa sentire appagati, ma il suo gesto non si limitava a questo, lei riusciva a calmarlo, ad eliminare la tensione dal suo corpo ed a svuotare la sua mente. Normalmente riusciva a fare tutto questo, ma ora il suo effetto terapeutico era diminuito, anzi probabilmente gli eventi degli ultimi giorni l' influenzavano, purtroppo non poteva più aspettare, aveva bisogno di sfogarsi. Sapeva già che lei lo avrebbe ascoltato senza fare domande, dandogli tutto il suo appoggio morale, aveva aspettato anche troppo, soprattutto nei suoi confronti.
Era arrivato il momento, sentiva che gli avrebbe spiegato tutto, si sarebbero seduti sul divano e senza guardarla gli avrebbe detto cosa lo preoccupava, come se lo raccontasse a se stesso.

Soltanto il mattino dopo, mentre usciva dalla doccia, qualche dubbio tornò ad affacciarsi nella sua mente. D' istinto diede una occhiata in camera da letto, dove lo aveva lasciato mentre dormiva, e come temeva il letto era vuoto; la sua borsa però, appoggiata sulla sedia, indicava che non era partito. Incuriosita guardò dentro e oltre i vestiti ed alcuni effetti personali trovò la sua attrezzatura fotografica. Sapeva bene cosa significava, anche a lei era successo di svegliarsi una mattina di tre anni fà e non trovarla più al suo posto; quindi stava ancora scappando, ma da che cosa questa volta?
Allora era la loro storia ad averlo spaventato, una mattina si era svegliata e lui non c' era più, soltanto un biglietto che gli chiedeva scusa e gli diceva di amarla. Soltanto molto tempo dopo riuscì a perdonarlo, anzi a capire il perché del suo gesto, ed ora eccolo di nuovo qui, come avrebbe dovuto comportarsi? Ancora dubbi, e lui là, sulla terrazza, lo sguardo fisso sull' orizzonte ma la mente chissà dove; dopo quasi tre anni vissuti insieme non poteva ancora dire di conoscerlo pienamente.
Era molto tempo che non dormiva così bene, anche se solo per poche ore, visto che poi aveva ricominciato a pensare; ecco quale era il suo problema: lui pensava troppo, e non riusciva quasi mai a darsi una risposta.
Sperava che avesse capito perché non aveva voluto passare la notte con lei, sarebbe stato come approfittarne e non era giusto visto come l' aveva trattata; mio Dio come era stupenda, anche in accappatoio era uno degli esseri più belli che lui avesse mai visto, eppure...
E' da ieri quando l' aveva visto che ha notato sul suo viso, soprattutto nell' espressione degli occhi, uno strano velo di tristezza, anzi di smarrimento, come se avesse perso dentro di lui qualcosa di importante. Dio solo sa quanto vorrebbe aiutarlo, rivedere il suo sorriso tornare a splendere sul suo viso, sotto quel perenne filo di barba incolta. Ma sapeva di poterlo solo abbracciarlo, tenerlo stretto contro il suo corpo, per fargli capire quanto gli era vicina, sicura che come sempre sarebbe stata capace di ascoltarlo senza fargli domande, perché era per questo che era venuto, lei ne era sicura. La sensazione del calore che emanava il suo petto, dopo tanto tempo poteva provare ancora questa emozione, avrebbe voluto perdersi in lui, tenerlo stretto a se finche non diventavano una cosa sola.
Sentire qualcuno che lo abbracciava con tanto amore, con tanta forza, come se volesse assorbire i suoi sentimenti e i suoi problemi, così da essere tutt' uno, è da quando l' aveva lasciata che non gli succedeva più.
Iniziava a pensare di essere stato un pazzo ad andarsene, solo ora lo capiva, forse il motivo di quello che gli era accaduto era per farlo tornare da lei, forse qualcuno o qualcosa l' aveva spinto a rimettersi in gioco, a cancellare le sue decisioni così da avere una nuova occasione. In questi due anni lontani da lei c' erano state altre donne, ma nessuna gli aveva mai dato tutta se stessa, senza chiedergli altro che di stargli vicino. Il profumo dei suoi capelli, quante notti si era svegliato di soprassalto con il ricordo di quel profumo ancora nelle sue narici. Dopo tutto questo tempo si ricordava ancora perfettamente ogni lineamento del suo viso, la bocca sottile, gli occhi di un azzurro chiarissimo come il cielo di estate, circondati da una aureola di un blu profondo come il mare di inverno, l' espressione dolcissima ma che poteva diventare tempesta quando si arrabbiava, oppure spegnersi di vita quando soffriva; le poche lentiggini intorno al naso, che solo osservandole da vicino si potevano notare, finche non sparivano quando lei arrossiva; i corti capelli neri come la notte, con quella sua pettinatura da maschietto, la frangia tenuta indietro da quelle buffe mollette da bambina a forma di insetti. Dio che nostalgia, era stato un pazzo.
Non c' era bisogno che lui parlasse, anche se non diceva niente lei capiva a cosa pensava, quando la guardava in quel modo credeva di essere scrutata dentro, fin nel suo più profondo e questo la faceva sentire nuda, vulnerabile; se fosse stato una altra persona a fare questo, probabilmente lei lo avrebbe colpita con violenza, per poi fuggire urlando. Invece con lui era diverso, lei capiva che anche questo era un modo che usava per esprimere cosa provava.

martedì 27 marzo 2012

15 agosto

TIC, TIC, TIC ,TIC...

Questa sveglia mi sta facendo impazzire.
Dio che caldo, è praticamente impossibile respirare, la tele ha detto che è colpa dell' eccessiva umidità, stronzate, io so solo che ho caldo. Che ferragosto di merda che ho fatto, 40° all' ombra e neanche un cane in giro.
Dio che caldo....
TIC, TIC, TIC, TIC,

ancora questa maledetta sveglia, sembra che voglia farmi impazzire; va pure a tempo con le mie tempie.
TIC, TUM, TIC, TUM, TIC, TUM...
Dio che caldo... Devo muovermi da questo letto, ho inzuppato completamente le lenzuola, il materasso. Ci vorrebbe una doccia, maledetta birra sicuramente è colpa sua.
TIC, TUM, TIC, TUM, TIC, TUM...
Forse vicino alla finestra c' è un filo d' aria.
Dio che caldo... Non c'è un anima questa sera, anche le strade sono vuote.
TIC, TUM, TIC, TUM, TIC, TUM... DON, DON, DIN...
merda le due e mezza, è da più di un' ora che mi rigiro. Spesso penso che tutto questo sia una punizione per qualche cazzata che ho fatto.
TIC, TUM, TIC, TUM, TIC, TUM...
Basta ! ! ! non ne posso più; vorrei gridare di smetterla, di lasciarmi in pace, vorrei rompere questo schifo di silenzio. Poi si lamentano se le persone si suicidano. Potrei farlo anch’io ora, basta un passo e un volo per 3 piani, Sotto di me duro asfalto.
TIC, TUM, TIC, TUM, TIC, TUM...
Dio che caldo... Forse dovrei farlo. Tutto mi va male in questo periodo, forse dovrei...
TIC, TUM, TIC, TUM, TIC, TUM... DON, DON, DON...
Merda le tre. Sveglia di merda, ora la faccio finita...
Non avevo mai notato come era alto visto da qui.
TIC, TUM, TUM, TIC, TUM, TUM, TIC... Ora le tempie hanno rotto il ritmo, come dopo una corsa.
Dio che caldo...
Mi dispiace non ne posso più.
TIC, TIC, TIC, TIC...
Addio.
Merda l' asfalto si avvicina ben velocemente, dieci metri, TUM, TUM, TUM, cinque metri, TUM, TUM, TUM, addio.
Asfalto.
Tutto tace, non sento più la sveglia ed il suo odioso:
TIC, TIC, TIC, TIC...
Fanculo sveglia di merda, hai smesso di rompere ora... Ti vedo in mille pezzi laggiù in strada.
HA, HA, HA ! fanculo...
Ora mi faccio una doccia e una birra ghiacciata.
Merda devo smettere di deprimermi così tanto.

ILLUMINAZIONE!

L' illuminazione è uno stato di grazia, è trovare finalmente la risposta ad una domanda che ti perseguita. E' un momento lungo un respiro, è come trovare quel pezzo di un puzzle che ti fa concludere l' opera.
E' trovare finalmente la Risposta e tuto si sistema, la vita inizia a scorrere velocemente, insegui l' obbiettivo, ricerchi la fine, perchè ora sai quello che devi fare...anzi ora so che cosa devo fare!!!!!!!!!

domenica 18 marzo 2012

CACCIATORE DI IMMAGINI


Vivo al crepuscolo e nella notte, all' alba e nelle ore più calde. La mia vita sono loro le immagini, grazie ad esse ho un posto dove stare, posso mangiare e respirare, quindi posso esistere, essere come loro. La mia vita è una serie infinita di istanti che si susseguono; tutto questo si ripete ogni minuto, ogni ora, ogni giorno da trent' anni. Praticamente una vita passata nella ricerca dell' immagine perfetta; non quella che descrive il mio pensiero di quelle ne scatto a milioni, io voglio l' immagine che rifletta il la mia vita, il mio essere ed al solo guardarla mi appaghi pienamente.
E' per questo che dall' età di vent' anni giro per le strade delle città, a qualsiasi ora, alla continua ricerca della perfezione. Molte volte guardando il mio lavoro ho pensato di averla trovata, ma poi l' illusione è sparita nel nulla.
Questo però non significa che ho perso tempo, anzi il mio lavoro è molto apprezzato, sono considerato ed apprezzato in questo campo e le mie istantanee di paesaggi e persone sono ricercate da varie riviste specializzate.
Alcune sono considerate anche arte.
Ma spesso entrando in casa mia e guardando le pareti. gli scafali ed i libri di raccolta su cui tengo i miei lavori, un senso di sconfitta mi assale.
L' immagine vuota che osservo allo specchio del bagno è un voto segnato dall' età, barba lunga e trascurata di parecchi giorni, un naso troppo grosso da quando si e' rotto da giovane, capelli legati da un nastro femminile, pipa in bocca.
Rimango così anche per ore, a fissare il mio volto, ricordando tutti quelli che ho immortalato, volti più interessanti, che raccontavano la loro storia, la loro vita, la gioia e la tristezza provate.
Mi guardo e penso.
Esco di casa e inizio a camminare per le strade, fermandomi ogni tanto a scattare qualche foto; una donna che aspira da una sigaretta, due ragazzi quasi adolescenti che si baciano, una cane che rovista in un cestino. Cammino.
Mi fermano due signori, circa sett' anni, lei mi chiede se posso fargli una foto con suo marito, e allungandomi la loro macchina aggiunge che è il loro anniversario.
Un sorriso appare sulle mie labbra, queste situazione mi mettono sempre di buon umore, non so il perché. Prendo la loro macchina e scatto, la restituisco loro ringraziano ed io sorrido.
In quel istante un ragazzo mi chiama, avrà circa dodici anni, vestiti sporchi, faccia ancora più sporca. Mi allunga una istantanea di polaroid chiedendomi cinque euro, dicendomi che suo padre lo picchia se non la vende. Gli metto in mano una banconota da dieci.
Ecco un istantanea della mia vita, cinquant' anni circa, alla continua ricerca dello scatto perfetto, in mezzo ad una piazza, con una polaroid in mano e dieci euro in meno.
Man mano che l' immagine appare vedo un uomo di mezz' età con barba lunga e trascurata, il naso troppo grosso, i capelli tenuti insieme da un nastro femminile, pipa in bocca, una macchina fotografica al collo ed una in mano, sulle sue labbra un lieve sorriso.

Ho venduto la casa in città e la mia attrezzatura fotografica, ora vivo in campagna, sugli scafali libri, sui muri quadri. Mi sono sposato.
L' unica foto su una parete del mio studio e una polaroid ingiallita. L' immagine che riflette era la mia vita, il mio essere, e ogni volta che la guardo lei mi dona tranquillità. L' ho cercata per una vita, ed alla fine è lei che mi ha trovato.
Mi sento appagato.

venerdì 16 marzo 2012

FALENE

Casa di campagna. Grigliata, amici dei miei. Tutti ubriachi.
Guardo il fuoco che hanno usato per la carne, finisco i fondi delle bottiglie di rosso che hanno avanzato, sono tutti davanti a casa a chiacchierare. Butto qualche legnetto sul fuoco, la fiamma divampa, la notte si illumina. Si avvicinano le farfalle della notte. Falene che attratte dalla luce danzano intorno alle fiamme, senza sapere che il calore le ucciderà. Attratte da quella luce che significa vita, ma allo stesso momento abbagliate così tanto da quel miraggio che si avvicinano troppo senza mai riuscirlo a toccare. Quelle più fortunate muoiono bruciando in piccole fiammelle sospese a mezz' aria, le altre agonizzano per terra senza più le ali che le portano via. Alzo il piede, le schiaccio, sotto la mia suola della scarpa, sento il loro corpino che scricchiola sotto una mia leggera pressione, so di fargli un favore, tanto una farfalla che non può più volare non ha più senso di esistere.

mercoledì 11 gennaio 2012

marocco con THE NORTHFACE!






"Grazie ad un concorso organizzato da THE NORTHFACE in collaborazione con RUNNERSWORLD ho avuto l' occasione di andare 3 giorni in Marocco per testare le nuove scarpe da trail da loro prodotte. Arrivati il venerdì nel primo pomeriggio ci siamo subito trasferiti nella kasba du toubkal un paesino a 1800msm ai piedi del monte Toubkal, il più alto del nord africa. All' evento partecipavano circa 20 vincitori del concorso provenienti da tutta europa suddivisi in runners e trekking accompagnati da un giornalista della rivista legata al concorso. La sera i responsabili Northface ci hanno spiegato le caratteristiche tecniche della scarpa che il giorno dopo avremmo indossato. La mattina dopo la colazione e un veloce riscaldamento siamo partiti per un trail sulle montagne di circa 30km con più di 2000 di dislivello in positivo con 2 passi ache superavano i 2500msm. Durante la corsa eravamo accompagnati da 2 guide/runners locali e da Sebastien Chaigneau, atleta di punta del team Northface arrivato 3° all' edizione dell UTMB 2011. Il tutto è terminato con una seduta nell hamman una ricca cena e un questionario sulle scarpe! il giorno dopo ho commentato questa mia avventura così:
tornato dal Marocco! mamma mia che 3 giorni fantastici! il posto meraviglioso anche se sperduto tra le montagne ( peccato non aver avuto tempo x visitare marrakesh ), un albergo fuori dal paese da raggiungere a piedi ( le valige con i muli )! Confrontarsi con altri atleti...è sicuramente il momento più bello che mi porto a casa! il primo giorno 1 pò di casino con l' inglese ma poi mi riabituo...p...eccato non essere stato in forma x il giro di sabato! 2 mesi di stop li ho sentiti tutti nelle gambe, soprattutto nella parte finale del giro! alla fine con il mio passo da tartaruga sono arrivato come tutti! L' importante è sempre quello che si scopre lungo la strada!! Grande impressione x il gruppo THE NORTHFACE, se sono veramente tutti così è una azienda giovane, dinamica, fatta da persone che vivono i loro prodotti...capisco xkè funziona così bene! spero non sia stata 1 immagine fasulla che ci hanno voluto regalare ma sia la normalità!"
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