domenica 8 dicembre 2013

OLTRE IL CALCIO C' E' DI PIU'!!!













































CONCLUDENDO: la mostra è finita! si staccano le foto dal muro e si ripongono nella loro cartelletta! ma qualche cosa è diverso dal solito, durante la settimana di esposizione una piccola idea ha fatto capolino nella mia testa e pian piano si è insinuata prendendo forma! così questa volta mi sono ritrovato a regalare le mie stampe! spesso mi capita di fare le cose prima e cercarne il motivo! capire come mai ho già deciso a priori a chi donare i miei scatti deve avere una spiegazione! così mi torna in mente una bella citazione usata da alcuni ultramaratoneti: non importa quello che trovi alla fine del percorso ma quello che scopri durante la strada! e tutto diventa più chiaro! non mi importa molto dello scatto finale, certo la foto deve comunque essere fonte di soddisfazione per me, ma l' importante è stato " VIVERE IL MOMENTO" DELLO SCATTO! il percorso intrapreso per arrivare al risultato finale visibile a tutti è stato la vera soddisfazione di aver fatto questa mostra! forse è questo che fa la differenza tra gli scatti che avevo fatto fino ad adesso! essere presente, vivere il momento del gesto atletico attraverso la mia macchina mi ha reso più partecipe di quello che accadeva.... sdraiarmi nel fango, appendermi ad una corda, essere presente senza disturbare il soggetto! essere una presenza indiscreta e malgrado la mia stazza invisibile! ecco la spiegazione che cercavo per me stesso! semplice senza troppi giri di parole! la fotografia finale non è il traguardo da raggiungere ma è l' ultimo passo di un cammino che mi ha portato a fare lo scatto! così non sento il bisogno di attaccare la stampa al muro di casa mia perchè l' emozione e l' esperienza che ho vissuto non si possono appendere! a questo punto tanto vale donare il mio lavoro a chi apprezza il mio impegno, magari appendendolo al suo muro!

martedì 8 ottobre 2013

LIMITI,TRAGUARDI E BIRRA GHIACCIATA


Eccomi! fino qui tutto facile, abbastanza semplice ma adesso tutto cambia! da qui in poi per 4-5 metri non si scherza...almeno per me! Abbraccio e mi stringo forte alla nuda roccia, appena riscaldata e asciugata dal sole che inizia ad illuminarla. Ma poi perchè si dirà nuda roccia?? ci sono io che la copro, c'è muschio e licheni appena fuori la traccia che tutti seguono, ci sono insetti e vari ciuffi d'erba! Anche la roccia a modo suo è vestita, a modo suo è viva! si scalda, si raffredda, si rompe, respira, cresce e cambia forma...è un essere vivente su cui alcuni di noi alla ricerca della linea perfetta si appoggiano, si aggrappano, penzolano o strisciano come piccole formiche!
Passano i secondi e i respiri, mi preparo a quello che mi aspetta da questo punto guardando i prossimi appigli e ricordando i movimenti che devo fare nella mia mente, gli occhi servono per osservare mentre la mente per vedere! Scrollo le mani una alla volta alternando la presa, faccio un lungo respiro e parto x la prossima tappa! Ho già provato molte volte questo tratto della via, sono caduto, mi sono rialzato e ho riprovato! ho visto altri volare su i vari passaggi, ho provato a copiare il loro stile ma sono più alto e non ci riesco, sono troppo LUNGO o "sono solo lungo" come più di una volta mi hanno detto in palestra!
Si parte! la mano destra si infila in una piccola fessura verticale....anche se in realtà non è la mano ma solo tre dita: indice, medio e anulare, solo le prime 2 falangi si incastrano in quella piccola fessura. Sposto i piedi sostituendo la loro posizione, il sinistro prende il posto del destro che vado ad appoggiare su quella piccola protuberanza ad altezza del mio ginocchio, sposto il baricentro del mio corpo in modo da caricare tutto il peso del mio corpo sulla mano e sul piede destro mentre il sinistro bilancia il movimento. Chiudo con forza i muscoli della spalla fino a portare la mano a contatto con il corpo, spingo sul piede e allungo la mano sinistra fino a prendere la prossima tacca nella roccia! Una piccola sporgenza lunga 5 o 6 centimetri e profonda appena uno, piccola ma ben disegnata dalle intemperie, netta che offre una presa sicura anche se il bordo leggermente frastagliato ti penetra nelle dita tagliando alcuni strati di pelle. apro la gamba in una specie di spaccata e in quel momento divento tutt'uno con la roccia, ogni centimetro del mio corpo entra a contatto con la superficie ruvida nel tentativo di trovare un perfetto equilibrio che mi tenga fermo! L' alternativa è una sola, cadere!
Cadere, quanto vuoto mi separa dalla terra? Pochi centimetri o centinaia di metri? chi mi aiuta? una lunga corda o un soffice crashpad? chi c'è sotto di me? gli amici di sempre o un nuovo compagno? il risultato non cambia, non c'è differenza! Proseguo tranquillo nella mia sicurezza, la fiducia in chi mi sta dietro mi permette di restare concentrato su quello che sto facendo e poi cadere fa parte del gioco, se non cadi mai vuol dire che non stai cercando di migliorare! Amici, compagni di roccia nati, cresciuti ma soprattutto conosciuti solo grazie a questa nostra strana passione che ci rende un pò diversi e speciali rispetto alle persone da cocktail raffinati bevuti nei bar, noi che il sabato sera lo passiamo in una tenda o in macchina pronti a partire subito alle prime luci dell' alba! Un legame stretto, basato su un sentimento estremamente solido: la FIDUCIA!! La fiducia di affidare la tua vita ad un perfetto sconosciuto che nel giro di pochi minuti diventa la persona più importante per te in quel momento e naturalmente tu lo diventi per lui, perchè all' altro capo della corda o in piedi sotto di te pronto a pararti ci deve essere uno di cui ti fidi senza riserve!
Sento le loro voci sotto di me che mi stanno incitando, urlano poche parole che da lontano non hanno senso ma che riescono a caricarmi di energia. Sposto la mano destra dalla crepa verticale andando a strizzare tra indice e pollice uno microscopico cristallo di roccia, le punte delle due dita diventano pallide dalla pressione che esercito mentre con i piedi cerco ancora quell' equilibrio instabile che mi permette di muovermi dalla mia posizione. Mi allungo e rilancio la mano dal cristallo ad un bel buco, leggermente inclinato verso il basso ( svaso è il termine appropriato ) ma che sembra fantastico dopo quello che ho appena utilizzato. Come un ballerino avvicino i piedi cercando di essere il più delicato e preciso del solito e faccio in modo che l' altra mano raggiunga la sua socia dentro a quel buco! Ricomincio a scrollare le mani una dopo l' altra nel tentativo di fargli riacquistare energia e smaltire le tossine nei muscoli! Movimenti strani, ripetuti da tutti i climbers e non per far scena ma perchè aiutano veramente, sia fisicamente che mentalmente.
Sono già stanco e tuttavia sono consapevole che la parte dura arriva adesso! quella dove non passo, che mi sono immaginato in una maniera diversa da tutti gli altri dato che sono lungo...profondo respiro e si parte, faccio un passo indietro con la mano sinistra tornando sulla presa che tenevo prima, da li devo riuscire a portare il piede sinistro sulla stessa presa, in modo da toccare le dita della mano, sostituirle e tornare così al buco. Ma questa volta agguanto la parte superiore della cavità, il "soffitto" prendendolo al contrario, rovesciando la mano! spingo forte sui piedi e il braccio si distende trasformando questa strana presa contraria in un ottimo appigli! due forze uguali che si contrastano, il piede spinge verso l' alto e la mano tira verso il basso! Due vettori che si annullano mantenendomi ancora al mio posto! Fisica da scuola media applicata all' alpinismo...ma non ho tempo di fermarmi, di pensare perchè in questo punto c'è tutta la difficoltà, dove normalmente tutti si rannicchiano prima di eseguire il prossimo movimento io mi allungo dato che rannicchiarmi non mi è congeniale! Dall' alto dei mie 195cm distendo il braccio destro andando a prendere l' appiglio sicuro ma lontano che tutti cercano di prendere. Lo prendo, i piedi scivolano e per un secondo rimango sospeso come una bandiera attaccato alla roccia con solo le mie due mani, tiro tutti i muscoli allo spasimo, contraggo gli addominali nel tentativo di riportare i piedi al loro posto ma non riesco e anche questa volta uil risultato è uno solo...cadere! Centimetri, metri...non ha importanza, il risultato è lo stesso per tutti, lanciare un forte urlo di fustrazione mentre dal basso si guarda la roccia che ti ha appena sconfitto!
Quindi meglio riposare, bere studiare ancora i movimenti. non serve ripartire subito con le braccia ancora doloranti, le dita intorpidite i piedi che pulsano nelle scarpette stette da bloccare il sangue nelle dita. Si parla con i compagni/amici, analizzando quello che si è appena fatto, bastava poco, pacche sulle spalle per incoraggiarti, forse l'ho presa troppo a destra, magari c'è ancora troppa umidità nell' aria, serve più magnesite sulle dita! dai che ci riesci, dai che hai tutti i movimenti, devi solo crederci...ricarica mentale dei compagni!
Ma forse sto esagerando, forse è troppo difficile per me! Ma cosa dico? Non è il mio limite, ne sono sicuro...e poi i limiti sono fatti per essere superati! Bisogna solo dare ascolto a quella vocina che abbiamo dentro di noi! quella vocina insistente che ti fa andare avanti, che ti accende il fuoco! La stessa che ha spronato prima di te grandi uomini, gente come Bonatti, Mesner, Manolo, Sharma incapaci di essere sazi dei risultati raggiunti, sempre alla ricerca di nuove sfide! Daltronde è nella natura dell' uomo non essere mai sazi di quello che ci circonda....è questa fame di avventura e di migliorarci che hanno spinto l' umanità a compiere le grandi scoperte, Colombo ha scoperto un continente perchè era affamato e degli uomini hanno camminato sulla luna perchè cera gente affamata! Questa voce è anche dentro di me, è lei che mi ha spinto ad affrontare per due volte il deserto, è lei che mi fa uscire a correre sotto la pioggia o mentre nevica ( a proposito di neve devo ancora collaudare il miei quasi nuovi ramponi per vedere se vanno bene...o se jhon mi ha tirato una fregatura ), che mi fa salire in cima alla collina dietro casa o alla montagna più alta, che mi fa gareggiare sui monti per decine di ore, che mi fa continuare anche di notte solo in mezzo al bosco! ed è sempre lei che mi porta a salire in macchina e partire verso una nuova via o ferrata invece di passare l'unico mio giorno libero a casa a riposarmi! La voce che mi farà riprovare l' assalto a questa roccia...perchè speso i limiti ce li creiamo noi con la nostra testa solo per comodità......
Mano piede, rovescia con la mano sinistra e allungo di destra sulla prossima presa.....posizione delle dita perfetta, perdo i piedi, sbandiero per un secondo, contraggo gli addominali, sento le voci e le urla sotto di me, riaggancio i piedi alla roccia, spingo e le mie mani si riuniscono sul piccolo corno di roccia! Le muovo leggermente in modo da lasciare lo spazio alla sinistra di prendere il posto della sua socia, le dita si intrecciano e appena pronto un profondo respiro seguito da un profondo urlo mio spinge verso l' alto, verso il mio limite! Preso, superato, da qui tutto facile...fino in alto, dove i miei occhi vedono la roccia finire e iniziare il cielo azzurro! Mi siedo sulla vetta, pochi metri o diverse centinaia, non è importante, l' importante è stato il viaggio che mi ha portato qui, gli allenamenti, i tentativi falliti, i viaggi da casa con i vari compagni, dormire in tenda o in macchina, sentire le loro urla di gioia sotto di me, pregustarmi la birra ghiacciata che offrirò tra poco al bar per festeggiare!
Perchè quando un limite viene infranto e superato è giusto festeggiare, godersi il meritato trionfo!! Perchè da domani la tua attenzione si sposta verso altri progetti, progetti nuovi mai provati, limiti diversi! magari la via al suo fianco, magari il masso dietro casa, magari quel mezzo grado di difficoltà in più che tanto mi spaventava adesso è alla mia portata, daltronde ho appena superato il mio ultimo limite, il mio ultimo traguardo!! Ma adesso tra le urla di gioia dei miei amici penso solo che voglio e mi merito una bella birra ghiacciata!!



giovedì 19 settembre 2013

manifesto dello skyrunners

Kiss or kill. Bacia o uccidi. Bacia la gloria o muori provandoci. Perdere è morire, vincere è sentire. La lotta è ciò che distingue una vittoria, un vincitore. Quante volte hai pianto di rabbia e di dolore?... Quante volte hai perso la memoria, la voce e la ragione per lo sfinimento? E quante volte, in questa situazione, ti sei detto, con un gran sorriso: “Ancora una volta! Un paio di ore in più! Un’altra salita! Il dolore non esiste, è solamente nella tua testa. Controllalo, distruggilo, eliminalo e continua. Fai soffrire i tuoi rivali. Uccidili”. Sono egoista vero? Lo sport è egoista, perché bisogna essere egoisti per saper lottare e soffrire, per amare la solitudine e l’inferno. Fermarsi, tossire, avere freddo, non sentire più le gambe, avere la nausea, voglia di vomitare, mal di testa, contusioni, sangue… C’è qualcosa di meglio? Il segreto non sta nelle gambe, bensì nella forza per andare a correre quando piove, tira vento e nevica; quando i fulmini incendiano gli alberi mentre gli passi accanto; quando le palle di neve o la grandine ti colpiscono le gambe e il corpo nudo contro la tempesta e ti fanno piangere e per continuare devi asciugarti le lacrime per poter vedere le pietre, i muri o il cielo. Rinunciare a ore di festa, a migliorare i tuoi voti, dire “no!” ad una ragazza, alle lenzuola che ti si appiccicano al viso. Metterci le palle e allenarti sotto la pioggia finché le gambe non ti sanguinano per i colpi presi cadendo per colpa del fango, e rialzarti per continuare a salire… finché le tue gambe non urlano a squarciagola: “Basta!” E ti abbandonano in mezzo ad un temporale sulle cime più alte, fino a morire. I cosciali bagnati dalla neve trascinata dal vento, che ti si attacca anche al viso e ti congela addosso il sudore. Corpo leggero, gambe leggere. Sentire come la pressione delle tue gambe, il peso del tuo corpo, si concentrano nei metatarsi delle dita dei piedi e d esercitano una pressione capace di spezzare rocce, distruggere pianeti e muovere continenti. con le due gambe sospese in aria, galleggiando come un aquila in volo e correndo più veloci di un ghepardo. O scendendo, con le gambe che scivolano sulla neve e il fango, esattamente prima di darti un’altra spinta per sentirti libero di volare, di urlare di rabbia, d’odio e d’amore nel cuore della montagna, là dove solo i più intrepidi e gli uccelli, nascosti nei loro nidi sotto le rocce, possono convertirsi nei tuoi confessori. Solo loro conoscono i mie segreti, i miei timori. Perché perdere è morire. E non si può morire senza aver dato tutto, senza scoppiare a piangere per il dolore e le ferite, non si può abbandonare. Si deve lottare fino alla morte. Perché la gloria è la cosa più grande, e bisogna solo aspirare alla gloria o a perdersi per strada, dopo aver dato tutto. Non si può non lottare, no si può non soffrire, non si può non morire… E’ l’ora di soffrire, è l’ora di lottare, è l’ora di vincere. Bacia o muori. DAL LIBRO DI KILIAN JORNET