sabato 5 dicembre 2009

EROE ANTICO



Oramai il sole era tramontato da diverse ore. La notte era rotta solamente dalla luce della torcia.
A pochi passi il buio più assoluto.
Gli alberi privati di foglie proiettavano ombre viventi ed i rumori che rompevano il silenzio sembravano voler richiamare l' attenzione di chi si avventurava per quei sentieri.
L' unica presenza nel bosco, in quel momento, era quella di un cavaliere. Un antico eroe da fiabe, alto, biondo, un viso sincero privo di ogni paura, un armatura argentata che riflette bagliori dorati. Sul fianco una spada ereditata da generazioni passate. Avanzava su un cavallo bianco, possente, tutto bardato, fiero quanto il padrone.
Al suo fianco un cadetto con una torcia e la balestra. Sul viso paura ed ammirazione per la figura cui vorrebbe assomigliare.
Avanzavano silenziosamente, verso la fine del bosco, dove la poca luce delle stelle e della luna, facevano risaltare i contorni di un castello. Torri crollate e mura rotte, niente luce, nessuna presenza umana.
Davanti al portone.
Il cavaliere scende da cavallo, prende la balestra ed entra all' interno, è solo per le stanze spoglie, il suo respiro crea una nuvoletta davanti al viso, il suo sguardo ricerca la preda in ogni angolo, consapevole del pericolo mortale arma la balestra.
Il rumore dei passi rompe il silenzio.
Un brivido lungo la schiena.
Il cuore si ferma.
Il sangue si ghiaccia.
Un urlo, un grido soffocato, una voce di donna che chiede aiuto dalle viscere della terra.
Lui, l' invincibile, parte di corsa verso la scala.
Il cuore inizia a battere all' impazzata. Il sangue pulsa nelle tempie. Il respiro si fa affannato.
Trova la scala che scende nei sotterranei, le percorre senza pensarci, non ha paura, e pronto a portare a termine il suo compito.
Finisce la scala, si ferma.
Avanza lentamente all' interno di un salone. Sui muri, sul pavimento, negli angoli, decine anzi centinaia di candele. Ossa adornano la stanza, uomini, animali, nessuna distinzione.
In fondo al salone un grosso braciere, davanti due figure.
Da quella distanza non si vede bene, una donna sdraiata a terra, un uomo che alza la scure sopra la testa.
La freccia parte, la scure cade, l' uomo si accascia; il cavaliere si avvicina sguainando la spada, osseva l' uomo agonizzante.
Lo stomaco si chiude. L' essere davanti a lui si contorce, le lunghe braccia, grosse, robuste come radici terminano con mani aventi dita simili ad artigli. Le corte gambe scalciano per il dolore. Il corpo tozzo, sproporzionato, porta sul retro una gobba fin troppo pronunciata. La sua espressione di dolore è mascherata dalla sfigurazione del volto.
Per un istante una scintilla di umanità attraversa gli occhi, la sua bocca adorna di denti gialli emette un suono simile ad una parola.
Colto dal disgusto, con un movimento saldo e deciso, il cavaliere decapita l' essere, e con un calcio allontana la testa.
 
 
 
 
 
EPILOGO
Il cavallo si agita nervoso, il cuore del cadetto sussulta fino alla gola. Un grido ha gelato il sangue di entrambi.
Gli ordini erano chiari: curare il cavallo ed aspettare, ma la paura di restare solo è molta.
Un animale lancia il suo richiamo.
Il cadetto è dentro, corre per i corridoi, attraversa le stanze, scende la scala. Arriva alla fine, entra pian piano, cammina sulle ossa , il panico lo assale, il sudore si ghiaccia sulla pelle.
Deglutisce la saliva che non ha, e intanto pensa: - Io sono coraggioso.- Con un piede tocca qualcosa; la balestra ! La raccoglie, la arma, il coraggio si affaccia nel suo cuore.
Alza lo sguardo e vede il suo eroe; è inginocchiato e si bacia. Ride. Si pente di aver dubitato del cavaliere.
Poi lei si stacca, rimanendo abbracciata a lui lo morde sul collo, un gesto di passione, pensa.
Lui crolla a terra, il pavimento si tinge di rosso, lei scoppia in una risata glaciale, la sua bocca è sporca di sangue che cola sulla veste.
Non riesce a credere ciò che a visto, lei si gira a guardarlo, istintivamente lui alza la balestra che ha in mano. I suoi occhi privi di umanità gli ghiacciano ogni singolo muscolo. Si sente come una statua, non riesce nemmeno a gridare.
Lei si alza, gli si avvicina pian piano. Con la veste si pulisce il viso, lui è rapito dalla sua bellezza, ma l' espressione è di terrore.
Arriva ad un paio di metri da lui, si ferma, allunga le braccia come se volesse mostrargli affetto attirandolo a se, per interminabili secondi rimangono fermi, poi lei apre la bocca mostrando le zanne ancora sporche di sangue.
Il suo volto d' angelo diventa di un diavolo.
L' incantesimo si rompe, il cadetto urla la freccia parte.
La donna si accascia a terra, lo guarda come se volesse ringraziarlo.
Muore.
Oramai solo il cadetto si avvicina al cavaliere, sul suo volto privo di vita ancora lo stupore. Gli mette l' elmo, lo adagia sui gradini, al suo fianco posa una candela, prega per lui.
Raccoglie la spada, risale la scalinata, esce dal castello.
Gli occhi sono cambiati, lo sguardo è fiero, la paura è sconosciuta nel suo cuore. Sale a cavallo, parte verso il sole che nasce. Il mostro è morto, suo fratello è morto, ora è lui il cavaliere.