sabato 28 maggio 2016

voglia di viaggiare

Siamo in pieno inverno, la neve si alterna al foehn e il ghiaccio al fango, i sentieri di campagna sono impraticabili, si è tagliati fuori dal mondo. Il lago, nel gelido mattino, esala bianchi vapori e forma un bordo di ghiaccio fragile come il vetro; ma al primo vento caldo ondeggia di nuovo nero e vivo e verso est diventa azzurro come nelle più belle giornate di primavera. 

E io sono seduto nel mio studio ben riscaldato, leggo libri inutili, scrivo articoli inutili e faccio pensieri inutili. Qualcuno dovrà pur leggere alla fine tutte le cose che vengono scritte e pubblicate di anno in anno, e dato che non lo fa nessuno, lo faccio io, appunto, in parte per interesse e solidarietà verso i colleghi, in parte per pormi come schermo critico e come paraurti fra il pubblico e le valanghe di libri. Molti libri sono effettivamente belli e intelligenti e degni di essere letti. Ciononostante mi sembra a volte che la mia attività sia del tutto superflua e la mia volontà diretta a scopi assolutamente sbagliati. 
Entro spesso per qualche attimo in camera da letto dove è appesa alla parete la grande carta geografica dell'Italia, e mi spingo con occhi desiderosi oltre il Po e l'Appennino, attraverso le verdi valli della Toscana, lungo le insenature blu e gialle della Riviera, sbircio giù fino alla Sicilia e mi perdo verso Corfù e la Grecia. Dio mio, com'è tutto vicino! E quanto presto si può essere dappertutto! E fischiettando me ne torno al mio studio, leggo libri inutili, scrivo articoli inutili e faccio pensieri inutili. 
L'anno scorso sono stato sei mesi in viaggio, due anni fa cinque mesi, e in effetti per un padre di famiglia, campagnolo e giardiniere, è tanto, e quando sono tornato a casa l'ultima volta, poco tempo fa, dopo essere stato ammalato mentre ero all'estero, operato e costretto a letto per un lungo periodo, mi sembrò giunto il momento di far pace con me stesso e diventare casalingo per un lungo periodo, se non per sempre. Ma appena il dimagrimento e la spossatezza furono superati e mi rimisi in sesto, dopo appena un paio di settimane trascorse fra i libri e consumando un po' di carta da scrivere, il sole brillò un giorno così incredibilmente giallo e giovane sulla vecchia strada provinciale, e sul lago scivolò un battello nero con una grande vela bianca come la neve, e io allora pensai a come era breve la vita - e improvvisamente di tutti i propositi, i desideri e i progetti, non rimase nient'altro che una bella, inguaribile voglia di viaggiare. 
Ah, la vera voglia di viaggiare non è altro che quella voglia pericolosa di pensare senza timori di sorta, di affrontare di petto il mondo e di voler avere delle risposte da tutte le cose, gli uomini, gli avvenimenti. Una voglia che non può essere placata con progetti e dai libri, che esige sempre di più e costa sempre di più, in cui bisogna mettere il cuore e il sangue. 
Davanti alla mia finestra il dolce, tiepido vento d'occidente fruga nel lago nero, senza nessuno scopo, infuriando nella sua passione e consumandosi, selvaggio, insaziabile. 
Così selvaggia e insaziabile è la vera voglia di viaggiare , lo stimolo di conoscere e di sperimentare cose nuove, che nessuna conoscenza e nessuna esperienza riescono a saziare. Uno stimolo che è più forte di noi e di tutte le catene, che vuole sempre più sacrifici da chi ne è dominato. 
Non ci sono forse uomini che vanno a caccia di denaro, e del favore delle donne e di principi in maniera selvaggia e oltre ogni limite, fino alla rovina? Ecco così andiamo a caccia noi, noi patiti di viaggi, di ciò che si può prendere dalla madre terra, con il desiderio di essere un tutt'uno con lei, possederla e abbandonarsi a lei, in una misura che non si può ottenere, ma solo sognare, desiderare, agognare. 
E forse questa nostra caccia, questa passione non è niente di diverso e di migliore di quella del giocatore, dello speculatore, del dongiovanni, dell'arrivista. 
Ma a questo punto della vita la nostra passione mi sembra migliore e più degna di tante altre. 
Quando la terra ci chiama, quando a noi vagabondi giunge il richiamo del ritorno e per noi irrequieti si delinea il luogo del riposo, allora alla fine non sarà un congedo, una timida resa, ma piuttosto un assaporare, grati e assetati, la più profonda delle esperienze. Siamo curiosi di conoscere il Sudamerica, le insenature inesplorate dei mari del sud, i poli della terra, il segreto dei venti, delle correnti, dei lampi, delle valanghe - ma ancor più infinitamente curiosi siamo di conoscere la morte, l'ultima e più ardita esperienza di questo nostro essere sulla terra. Poiché crediamo di sapere che di tutte le cognizioni ed esperienze, possono essere ben meritate e soddisfacenti solo quelle a cui dedichiamo di buon grado la nostra vita.  
Hermann Hesse