giovedì 26 giugno 2008

prima storia (molto vecchia)


O N T H E R O A D
Doveva essere l' estate del '79, intorno ai primi di agosto. Il mio paese era completamente vuoto, la gente era partita per le vacanze, ed i pochi negozi aperti rimanevano chiusi il pomeriggio; così la via principale diveniva un susseguirsi di saracinesche abbassate.
Avevo appena terminato un periodo di due settimane come cameriere, poi il bar aveva chiuso, ed io ero rimasto con una manciata di soldi insufficienti per una vacanza. Così rimasi bloccato nel mio paese oramai divenuto il fantasma di se stesso. Spesso però la noia ti fa prendere strane decisioni, ed io una sera, colto da una voglia incredibile di scappare, armato unicamente di quello che indossavo, e dei pochi soldi infilati in tasca, non ho fatto altro che alzare il pollice sul ciglio di una strada ed aspettare.
La prima macchina che si fermò era un ragazzo di circa venticinque anni, stava andando a prendere la ragazza, e per i pochi chilometri che facemmo insieme parlammo tranquillamente di calcio, donne, discoteche ed altre banalità simili.
La seconda macchina era un uomo sulla quarantina, il quale senza dire niente mi fece salire, e dopo circa mezz' ora si fermo a lato della strada e mi fece scendere.
Per mia sfortuna non era un posto molto frequentato e le poche macchine mi sfrecciavano a lato illuminandomi per pochi secondi, oramai mi sentivo un protagonista di " on the road ".
Capii subito che era diversa, i fari emanavano una luce tenua, e la sua andatura era di chi non aveva nessuna fretta. Nel momento in cui entrai nel suo fascio di luci i freni iniziarono a fischiare, e la vettura si fermò alla mia altezza.
Ficcai la testa dentro il finestrino, al suo interno vidi due ragazzi, lui alla guida, lei seduta a fianco con un libro in mano. Entrambi mi fissavano sorridendo.
- Dove vai ? - mi chiese la ragazza con una voce gentile. La sua tonalità mi convinse che quella non era una domanda di circostanza, ma che era veramente interessata alla mia risposta, così decisi di essere sincero, rispondendo tranquillamente che non lo sapevo. I volti dei due ragazzi si illuminarono con un sorriso, e la voce profonda dell' autista mi disse semplicemente: - Anche noi, vieni che ti accompagniamo. -
Dal finestrino vedevo il paesaggio passare lentamente, io, seduto sul sedile posteriore, lasciavo che la stanchezza della notte che volgeva al termine, mi intorbidisse i sensi, mentre la voce della ragazza faceva da coro a vecchie canzoni trasmesse alla radio. Per le prime ore fu un viaggio piacevole, tranquillo, in cui continuai a passare dal dormiveglia al sonno più profondo. I miei compagni di viaggio, nonché ospiti si limitarono a tenere un tono di voce moderato, così da permettermi di riposare.
Quando finalmente mi fui completamente riposato mi chiesero se avessi fame, e senza aspettare la mia risposta mi diedero una birra calda ed un paio di fette di pizza fredda. Difficilmente una accoppiata di cibi era così mal riuscita, ma in quel momento apprezzai molto quello che mi era stato offerto.
Intanto il viaggio continuava, personalmente non avevo la minima idea di dove fossimo, ne di quanta strada avessimo percorso.
- Dove vai ? - la domanda mi colse impreparato, alzai gli occhi e vidi la ragazza fissarmi. Come la prima volta avvertivo nel tono di voce qualcosa di più profondo, ero sicuro che ai miei ospiti non interessava un luogo, ma un perché. Così iniziai a spiegare l' ultimo periodo trascorso nel mio paese, il lavoro come cameriere, la chiusura del locale, ed il senso di solitudine che mi aveva spinto a fuggire. parlai per più di un' ora, senza fermarmi, le parole mi uscivano tranquillamente, ed io senza il minimo imbarazzo stavo raccontando la mia vita a due perfetti sconosciuti. Da parte loro nessuno disse una parola, si limitarono ad abbassare la radio per ascoltare meglio quello che avevo da dire.
Quando smisi il silenzio invase la macchina; soltanto il rumore del motore, che fino a poco prima sembrava essersi zittito, aveva ripreso il suo ritmo.
- Vieni con noi - disse il ragazzo.
Questa volta fui io a chiedere - Dove ? -.
La risposta ancora oggi mi echeggia nella mente, entrambi con una sola voce mi dissero: - Ovunque, finche viaggiamo il tempo si ferma -. In silenzio riflettei sulla loro proposta, e loro senza dire niente attesero la mia risposta.
Mi è capitato altre volte di fuggire dal mio paese, qualche giorno stile " on the road " mi aiuta a rilassarmi. In certi momenti però. quando il mio pollice si alza verso l' alto spero di veder avvicinarsi, con un' andatura di chi non ha fretta, quei fari che emanavano una luce tenua.
Ma poi si ferma un' altra macchina, ringrazio e salgo.

Enrico V


Mio bel cugino, se è destino che io muoia, siamo in numero sufficiente a costituire per la patria una grave perdita; e se siamo destinati a sopravvivere, meno siamo e tanto più grande sarà la nostra parte di gloria. In nome di Dio, ti prego, non augurarti che abbiamo un solo uomo di più. Non sono avido di denaro, ne mi curo di vedere chi mangia a mie spese e non mi addoloro se altri porta i miei abiti. Tali cose esteriori non sono nei miei desideri. Ma se è un peccato essere avido di onore, allora sono l’ anima più peccatrice di questo mondo. Felici noi, noi pochi, schiera di fratelli; poiché chi oggi spargerà il nostro sangue con me sarà mio fratello. Chi sopravviverà tornerà a casa e si leverà in punta dei piedi e si farà più grande. I vecchi dimenticano: egli dimenticherà tutto come gli altri, ma ricorderà le sue gesta di quel giorno…e forse anche un pochino di più. Questa storia il buon uomo insegnerà a suo figlio. E fino alla fine del mondo.
Enrico V – W. shakespeare