E io sono seduto nel mio studio ben riscaldato,
leggo libri inutili, scrivo articoli inutili e faccio pensieri inutili.
Qualcuno dovrà pur leggere alla fine tutte le cose che vengono scritte e
pubblicate di anno in anno, e dato che non lo fa nessuno, lo faccio io,
appunto, in parte per interesse e solidarietà verso i colleghi, in
parte per pormi come schermo critico e come paraurti fra il pubblico e
le valanghe di libri. Molti libri sono effettivamente belli e
intelligenti e degni di essere letti. Ciononostante mi sembra a volte
che la mia attività sia del tutto superflua e la mia volontà diretta a
scopi assolutamente sbagliati.
Entro spesso per qualche attimo in camera da letto
dove è appesa alla parete la grande carta geografica dell'Italia, e mi
spingo con occhi desiderosi oltre il Po e l'Appennino, attraverso le
verdi valli della Toscana, lungo le insenature blu e gialle della
Riviera, sbircio giù fino alla Sicilia e mi perdo verso Corfù e la
Grecia. Dio mio, com'è tutto vicino! E quanto presto si può essere
dappertutto! E fischiettando me ne torno al mio studio, leggo libri
inutili, scrivo articoli inutili e faccio pensieri inutili.
L'anno scorso sono stato sei mesi in viaggio, due
anni fa cinque mesi, e in effetti per un padre di famiglia, campagnolo e
giardiniere, è tanto, e quando sono tornato a casa l'ultima volta, poco
tempo fa, dopo essere stato ammalato mentre ero all'estero, operato e
costretto a letto per un lungo periodo, mi sembrò giunto il momento di
far pace con me stesso e diventare casalingo per un lungo periodo, se
non per sempre. Ma appena il dimagrimento e la spossatezza furono
superati e mi rimisi in sesto, dopo appena un paio di settimane
trascorse fra i libri e consumando un po' di carta da scrivere, il sole
brillò un giorno così incredibilmente giallo e giovane sulla vecchia
strada provinciale, e sul lago scivolò un battello nero con una grande
vela bianca come la neve, e io allora pensai a come era breve la vita - e
improvvisamente di tutti i propositi, i desideri e i progetti, non
rimase nient'altro che una bella, inguaribile voglia di viaggiare.
Ah, la vera voglia di viaggiare non è altro che
quella voglia pericolosa di pensare senza timori di sorta, di affrontare
di petto il mondo e di voler avere delle risposte da tutte le cose, gli
uomini, gli avvenimenti. Una voglia che non può essere placata con
progetti e dai libri, che esige sempre di più e costa sempre di più, in
cui bisogna mettere il cuore e il sangue.
Davanti alla mia finestra il dolce, tiepido vento
d'occidente fruga nel lago nero, senza nessuno scopo, infuriando nella
sua passione e consumandosi, selvaggio, insaziabile.
Così selvaggia e insaziabile è la vera voglia di
viaggiare , lo stimolo di conoscere e di sperimentare cose nuove, che
nessuna conoscenza e nessuna esperienza riescono a saziare. Uno stimolo
che è più forte di noi e di tutte le catene, che vuole sempre più
sacrifici da chi ne è dominato.
Non ci sono forse uomini che vanno a caccia di
denaro, e del favore delle donne e di principi in maniera selvaggia e
oltre ogni limite, fino alla rovina? Ecco così andiamo a caccia noi, noi
patiti di viaggi, di ciò che si può prendere dalla madre terra, con il
desiderio di essere un tutt'uno con lei, possederla e abbandonarsi a
lei, in una misura che non si può ottenere, ma solo sognare, desiderare,
agognare.
E forse questa nostra caccia, questa passione non è
niente di diverso e di migliore di quella del giocatore, dello
speculatore, del dongiovanni, dell'arrivista.
Ma a questo punto della vita la nostra passione mi sembra migliore e più degna di tante altre.
Quando la terra ci chiama, quando a noi vagabondi
giunge il richiamo del ritorno e per noi irrequieti si delinea il luogo
del riposo, allora alla fine non sarà un congedo, una timida resa, ma
piuttosto un assaporare, grati e assetati, la più profonda delle
esperienze. Siamo curiosi di conoscere il Sudamerica, le insenature
inesplorate dei mari del sud, i poli della terra, il segreto dei venti,
delle correnti, dei lampi, delle valanghe - ma ancor più infinitamente
curiosi siamo di conoscere la morte, l'ultima e più ardita esperienza di
questo nostro essere sulla terra. Poiché crediamo di sapere che di
tutte le cognizioni ed esperienze, possono essere ben meritate e
soddisfacenti solo quelle a cui dedichiamo di buon grado la nostra
vita.
Hermann Hesse